03 giugno 2009
QUO VADIS E L'ECOMOSTRO CON IL MICHOCHIP
Nella foto gli ecomostri Silvio Berlusconi e don Luigi Verzè
di Alba Kan
Ieri l'avv. Giampaolo Sardos Albertini, presidente della società Quo Vadis, ha
presentato al comune di Lavagno in provincia di Verona, il progetto del centro
sanitario privato voluto da Don Luigi Verzè, presidente dell'ospedale S.
Raffaele di Milano. A due anni di distanza dalla posa della prima pietra, alla
presenza del presidente del consiglio Berlusconi, la società è proprietaria di
360.000 mq sul colle di S. Giacomo.
Legambiente ha definito la collina di Lavagno l'"unico polmone verde" della
zona.
Don Verzè chiese a suo tempo che il parco collinare, attualmente coltivato a
vigneto da alcuni mezzadri, abbia una variazione d'uso per la costruzione di
edifici pubblici. L'edificazione riguarderebbe 220 mila metri quadrati, cioè i
due terzi del terreno. Il 19 dicembre 02 la giunta di Lavagno dice di sì ed
approva un'apposita variante al piano regolatore, che è pure approvata dalla
Regione. In un primo momento sembrava che la struttura sanitaria riguardasse
soltanto laboratori e cose del genere. Successivamente la donazione San
Raffaele, cioè don Verzè, costituisce la società Quo Vadis alla quale
conferisce il terreno. Alla presidenza della nuova società don Verzè insedia
l'avv. Gian Paolo Sardos Albertini.
Il prete veronese è a capo di un impero. L'ospedale San Raffaele non c'è
soltanto a Milano, ma anche in India, Brasile, Tibet, Polonia, Algeria, Malta,
Cuba, Medio Oriente. Il suo centro di ricerca, il Dibit, ha 300 scienziati. Il
reverendo imperatore ammette d'avere 380 milioni di debiti con le banche, una
somma da capogiro. Probabilmente, anche l'operazione San Giacomo sarà
finanziata dalle banche. Don Verzè accusò Rosi Bindi d'averlo costretto a
vendere il suo San Raffaele di Roma per poche lire. In una lettera pubblicata
il 3/8/02 la Bindi smentisce il prete veronese, che ne esce moralmente distrutto
(?).
Al contrario don Verzè, ha preferito favorire gli affari della sanità privata
del Lazio vendendo il San Raffaele di Mostacciano alla famiglia Angelucci
anziché al ministero della Sanità che cercava una nuova sede per l'Istituto
Tumori Regina Elena. Un affare che don Verzè ha trattato dopo che era fallito
il tentativo di ottenere una convenzione con l'Università La Sapienza di Roma e
la Regione Lazio. Sperava di accollare al sistema pubblico le perdite del suo
ospedale ricavato, con abusi edilizi, da un albergo alla periferia sud della
capitale... Forse aveva ragione Papa Montini quando consigliava a don Verzè di
fare solo il prete e non l'imprenditore sanitario?
Il 16 ottobre 04, in una affollata assemblea di personaggi politici a Lavagno,
don Verzè ha esposto il suo piano per distruggere il parco verde di San Giacomo
(400.000 metri quadrati) per far sorgere un ospedale. I lavori costeranno
12.739.000 euro e nella cassa della società Quo Vadis non c'è un centesimo.
Soluzione? “Non è il denaro a fare le idee, ma le idee a fare denaro.” Don
Verzè ha già 380 milioni di debiti con le banche. Non ci sono problemi. Sua
Sanità fa capire che il suo socio di maggioranza è Dio. Presidente della
società Quo Vadis è l'avvocato veronese Sardos Albertini. Don Verzè ammonisce a
non opporsi alla volontà di Dio e dei santi: “Questo ospedale è una proiezione
di don Calabria, state bene attenti perché opporsi ai santi è estremamente
pericoloso. Prendete coscienza di questa mia dichiarazione.” Don Verzè faceva
parte della congregazione di don Calabria. Se ne allontanò alla fine degli anni
cinquanta per realizzare il suo progetto di un ospedale a Milano (il San
Raffaele). Nel suo intervento a Lavagno il prete manager ha affermato: “Io sono
il figlio prediletto di don Calabria, così mi ha chiamato mille volte.”
Gli amministratori di Lavagno, timorati di Dio, non si sono opposti ed hanno
modificato il piano regolatore trasformando l'area da zona E1, vincolata a
parco collinare, in area servizi, aprendo di fatto le porta al progettato
ospedale. L'area è già inquinata dal traffico della statale, dell'autostrada,
della complanare, con difficoltà nei centri abitati di Vago e di S. Martino.
Niente paura. Rincariamo la dose. Il progetto prevede la costruzione di 3,5
chilometri di nuove strade. Sua Sanità decide dei valori ambientali e
urbanistici e gli enti locali si adeguano. I cittadini votano, don Verzè
decide. Cioè Dio.
La quinta commissione consigliare è competente per la sanità nel Veneto. I
suoi componenti non sono stati invitati all'assemblea di Lavagno per la
presentazione del piano della società Quo Vadis diretto a distruggere il parco
collinare per costruirvi l'ospedale di don Verzè.
Costui ha avvertito: dove arriva il San Raffaele arriva una città. Il
consigliere regionale Nadir Welponer, non invitato a quel convegno, ha
contestato a Sua Sanità il diritto di realizzare un centro con funzioni
ospedaliere perché non previsto dalla programmazione ospedaliera, in base alla
quale si stanno chiudendo numerosi ospedali pubblici. “Quello che sconcerta, ha
detto Welponer , è che si pensi di realizzare un ospedale senza coinvolgere la
Regione, titolare della sanità veneta.” Don Verzè aveva affermato: “Quando il
Quo Vadis sarà concluso, sarà la Regione a chiederci di convenzionarsi con
noi.”
Adesso "Don Verzè ha trovato i soldi per costruire la struttura sanitaria",
annuncia Sardos Albertini. "Superfici, destinazioni e volumi degli edifici non
sono cambiati rispetto al primo piano. Mentre è stata modificata l'architettura
del complesso che adesso si inserisce nel monte di S. Giacomo più in armonia
con l'ambiente circostante, senza più le torri inizialmente previste che si
elevavano fuori terra".
Ma ci si chiede: cementificare 220.000 mq su una piccola collina è in armonia
con l'ambiente?
Possono bastare le raccomndazioni degli enti pubblici interessati al progetto,
che avevano raccomandato alla Quo Vadis di non superare i 25 m sopra il livello
della campagna, "seguendo il pendio del monte"?
Don Verzè ha recentemente recuperato i contributi per rendere più scorrevole
la viabilità attorno al colle di S. Giacomo. "I 12 milioni messi a disposizione
dalla società autostradale nel proprio piano fiannziario per rifare la
circolazione attorno a S. Giacomo non possono essere utilizzati per le vicende
legate al rinnovo della concessione autostradale che coinvolge anche la
comunità europea", spiega Sardos Albertini, così quei 12 milioni verranno da
Veneto Strade (8 milioni) e il resto (4 milioni) dalla stessa autostrada che
può gestire più facilmente una cifra meno impegnativa".
Il progetto si riferisce alla realizzazione di nuova strada, parallela
all'autostrada MI-VE, che congiungerà l'ngresso della tangenziale sud a Vago
alla rotonda da ricavare in via S. Giacomo di Sopra, tra la cima di S. Giacomo
e il rondò delle Quattro strade.
L'altra rotatoria sarà costruita nella parte di S. Giacomo rivolta verso
Casette di S. Martino B. A.
"Quo Vadis, Veneto Strade, Autostrada, Comuni di Lavagno e di S. Martino B.A.
hanno già dato parere favorevole alla nuova forma di sostegno economico...
(quando c'è da cementificare tutti ci guadagnano!) "L'accordo sarà ratificato
dopo le elezioni", dice Sardos Albertini.
Quo Vadis sorgerà in un'area che corrisponde a metà della superficie occupata
attualmente dal S. Raffaele di Milano.
Il centro sanitario di Lavagno sarà privato, "dotato di un portale telematico,
definito "ospedale virtuale", accessibile 24 h su 24 via satellite cui si
collegheranno i pazienti i quali avranno la cartella clinica sul loro stato di
salute sempre aggiornata", tutto questo per creare un ecomostro che dispensa
microchip R-Fid, infatti i volontari che si sottoporranno ai test indosseranno
un bracciale, una maglietta, un microchip, che registreranno ovunque si
spostino, pressione venosa, arteriosa, equilibrio metabolico e temperatura
corporea, in fondo bisogna cominciare così se vogliono impiantare un microchip
a tutta la popolazione allo scopo di controllarla!
Fonti:
1) http://www.larena.it/
2) http://spazioinwind.libero.it/
Pubblicato da Alba kan. a 16:21
Etichette: Ambiente, Banche, Rfid
Anonimo ha detto...
Dal portale Indymedia
http://piemonte.indymedia.org/article/12322
Don Verzè sull’orlo della bancarotta.
Oltre 1 miliardo di Euro. Il padre spirituale del Berlusca & Pollari con l’
acqua alla gola per un dissesto colossale.
Ha fondato e poi sfondato (di debiti) l’Ospedale San Raffaele di Roma e
Milano, tempi mondiali della medicina e della sofferenza. Ora al manager di Dio
rimarranno solo queste ultime (le “sofferenze” … economicamente parlando).
Che c’hanno in comune il premier Silvio Berlusconi, il generale dei servizi
segreti Nicolò Pollari, il Vaticano, e notissimi politici, banchieri ed
imprenditori? Un arzillo vecchietto (ora pieno di puffi) che si chiama Don
Luigi Maria Verzè.
Accanto alla sede del Parco biomedico del San Raffaele a Mostacciano, sorge
una graziosa villetta ch’era di proprietà della Fondazione di Don Verzè e che
venne affittata al servizio d’intelligence militare (Sismi) per le sue attività
segrete. La cosuccia/casuccia, era così carina che Nicolò Pollari, generale
della Guardia di Finanza a capo del Sismi (nonché grande amicone del prelato
manager) la volle tutta per sé, cattandosela per 4 soldi.
La Villa di Mostacciano (zona EUR) del Generale Nicolò Pollari, è disposta su
quattro livelli, 24,5 vani catastali: due ingressi, due saloni, sei camere, due
soggiorni, cinque bagni, due vani guardaroba, lavanderia e garage, tre
terrazze, giardino di 1.400 metri e una bella piscina con trampolino. La villa
fu comprata nel 1994 dal San Raffaele del Don a un prezzo di 2 miliardi e 400
milioni (più del doppio di quanto l’ha pagata Nicolò Pollari).
Pare che di (“proficui”) affaroni come questi Don Luigi Maria Verzè ne abbia
fatti tanti. Questo spiegherebbe (almeno in parte) come mai il San Raffaele ora
si trova sull’orlo del crak. L'impero di don Luigi Verzé, che fa capo alla
Fondazione San Raffaele del Monte Tabor, con sede in Via Olgetttina 60 - Milano
si sta letteralmente sbriciolando come la statua del gigante dai piedi d’
argilla (poco più in là al civico 65 della stessa via c’è il palazzo delle
veline Bunga Bunga). Per raccoglierne i cocci forse non basterà più neanche
dismettere i numerosi assets immobiliari per fare cassa. Nella lista delle
dismissioni figurano: Oasis Aministracao Ltda, Soc. Agricola Monte Tabor Srl,
Progetti International Srl, Blu Energy Srl, S.A.T. Srl, Residenza Alberghiera
San Raffaelle Srl, Edilraf Spa, Quo Vadis, Costa Dorata, Turro, Air Viaggi,
VDS2, Science Parck, Resnati, etc etc. La cessione del patrimonio immobiliare
non sarà poi cosa tanto facile da realizzare. Molte di queste proprietà son
gravate da vincoli ed ipoteche. Come il complesso immobiliare di Via Olgettina,
ed il bellissimo residence di Cologno Monzese (sussiste un’ipoteca di 1° grado
a garanzia di un finanziamento BEI). Comunque il vendibile dovrà essere ceduto
alla velocità della luce per introitare subito risorse finanziarie fresche da
utilizzare per il ripianamento dei (moltissimi ed ingentissimi) debiti. Più di
1 miliardo di euro di passività.
Link:
http://www.altrainformazione.it/wp/2009/11/16/news-internazionali-la-
lunga-ombra-degli-rfid/. di Alba Kan e Marco Cedolin. Sempre più spesso negli
ultimi anni le parole chip o RFID (la sigla significa Radio Frequency ...
Pubblicato da Alessandra Drago a 18 novembre 2009 15:35
La lunga ombra degli RFID ( articolo di Marco Cedolin e Alba Kan )
L'articolo che segue è ad opera di Marco Cedolini e Alba Kan. Tratto dal blog
di Marco Cedolin. Sempre più spesso negli ultimi anni le parole chip o R-Fid
(la sigla significa Radio Frequency Identification Devices) stanno entrando
prepotentemente nelle nostre vite, spesso passando dal buco della
serratura ...
Link
http://www.vocidallastrada.com/2009/06/quo-vadis-lecomostro-con-il-
michochip.html