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RASSEGNA
STAMPA SCIENTIFICA
Biagio Mastorilli, pugliese, compagno torturato tecnologicamente
Sullo stesso argomento di questa pagina: libro di Marco Sacchi, Non ci fate paura
http://www.paolodorigo.org/www.avae-m.org/www.associazionevittimearmielettroniche-mentali.org/rassegnascienza/Gene%20Stephens.htm ? siamo già o stiamo andando verso un nazismo
che si dichiara riformista
e che invece è infamia e miseria della decadenza borghese ?
http://www.rai.it/news/articolonews/0,9217,73266,00.html
Si
chiama LRAD e
l’acronimo sta per Long Range Acoustic Device. E’ la nuova arma che i soldati
statunitensi avranno a disposizione in Iraq. Per un milione di dollari la difesa
americana ha acquistato il nuovissimo prodotto messo a punto dalla American
Technology Corporation. A far uso dell’arma che ‘urla’ saranno
i marines. Si tratta di un grande altoparlante in grado di emettere fortissimi
suoni prossimi alle frequenze degli ultra suoni. L’arma arriva a sviluppare 145
decidel su una distanza di 300 metri. L’effetto che provoca e’
un lancinante mal di testa, dolori, stati di panico e in alcuni casi anche la
perdita momentanea dell’udito. Qualsiasi protezione alle orecchie non sara’ di
alcun soccorso. Peter Dotto, colonnello dei berretti verdi ha
spiegato che l’arma non letale potra’ essere utilizzata per disperdere folle di
manifestanti o costringere gli abitanti di edifici da sgomberare a trovar
velocemente rifugio altrove. Nessuno dice che effetto puo’
avere su persone malate, anziani e bambini. Ma questo e’ un altro discorso.
Vent’anni fa alcuni scienziati avevano denunciato il profilarsi
di una nuova tecnologia, propagandata come "non-letale", da usare contro i
nemici interni e esterni. Oggi armi cinetiche e a
infrasuoni, getti d’acqua elettrificati, fucili che sparano droga, gas al pepe
sono una realtà documentata anche dal rapporto STOA del Parlamento
europeo. Gia' nel 1972 vennero identificate 34 armi non
letali in un rapporto della Fondazione Nazionale della Scienza
statunitense. Sembra fantascienza e invece in quelle 34
armi c'erano prototipi come le freccette dotate di stabilizzatori di volo piene
di droga, bidoni che una volta aperti emanavano un tanfo cosi' forte da stordire
qualsiasi forma di vita dotata di apparato respiratori, 'la buccia di banana' un
liquido che versato sulle strade le rendeva cosi' scivolose da non consentire il
passaggio di nessun veicolo su ruote. La parola d'ordine
e' sempre stata: "demolire il dissenso mentre mascherava il livello di
violenza impiegato". In poche parole questa nuova arma di fatto trasforma
l'esercito in polizia militarizzata. La differenza
non e' secondaria visto che evidentemente gli Usa hanno capito che
adesso e' arrivato il momento di mettere in garage i carri armati e gli F 16 per
potersi attrezzare con strumenti piu' vicini al controllo diretto delle masse,
ovvero dei civili. L'esercito di Saddam si e' dato alla fuga da un
pezzo.(Pubblicato il 09 marzo 2004)
http://web.infinito.it/utenti/i/interface/NLW.html
content="Internet Service, ABL,
accecanti-assordanti, Active Denial Technology, Airborne Laser, Airburst
Non-Lethal Munition, Alvin, ambasciata americana, amnesie, Amnesty
International, Anti-Satellite Simulation, Anti-War, aria ionizzata, arma ad
elettroni, arma ad ultrasuoni, armi a colla, armi a microonde, Armi acustiche,
armi ad energia diretta, armi ADS, Armi al plasma, armi convenzionali, armi
elettriche portatili, armi inabilitanti non-letali, armi Laser, armi non-letali,
armi pre-letali, ASATS, assenza di letalità, assistenza umanitaria, autodifesa,
barriera ultrasonica, barriere adesive, Boeing , bombe a grafite, cannone
antiaereo, cannone ultrasonico, Cannoni ad acqua elettrizzata, Capsaicin,
cascate del Niagara, centrale nucleare, centrali elettriche, check point,
Chemical Oxygen Iodine Laser, Chris Morris, COIL, commercio degli armamenti,
commercio delle armi, condotte di guerra, conflitto asimmetrico, contesto
urbano, convenzione di Ginevra, convenzioni internazionali, corpi di polizia,
corpo umano, corrente alternata, danni genetici, DARPA, Defence Advanced
Research Projects Agency, demenza, deuterium fluoride, deuterium fluoride Laser,
Dipartimento della Difesa USA, Directed Energy, Directed Energy Weapons, diritti
umani, dispositivi bellici, dispositivo Laser, dottrina della guerra non-letale,
Dream Machine, E-Bombs, Electromagnetic Pulse Attack, Electromagnetic Pulse,
High Powered Microwave, Emettitori acustici di infrasuoni, emissione
elettromagnetica, EMP, EMP attack, energia non cinetica, Epoxy Foam Denial
System, esplosioni nucleari, Extreme Alternative Defense System, fasci di
microonde, fasci ultrasonici, Federation of American Scientists, forme tumorali,
Forze armate, Forze Armate, Forze Armate USA, forze dell’ordine, Freedom of
Information Act, fucile lancia-colla, gas lacrimogeni, George Westinghouse,
granate flash-bang, Guy Obolensky, Hand Emplaced Non-Lethal Weapon, Heidi
Toffler, HEL, High Power Microwave, HPM, impulso elettromagnetico, Ionatron,
irritanti chimici, Jack Cover, Janet Morris, Joint Non-Lethal Weapons Program
Acronyms, Kilo-ampere linear injector, lacrimogeni, Laser a bassa energia, Laser
a raggi ultravioletti, laser ad infrarossi, Laser ZEUS, lavoratori del settore
bellico, lobby militari industriali, Magnetically Accelerated Ring, MARAUDER,
meno che letali, miasmi insopportabili, microonde di bassa intensità, militare,
Military Operations Other Than War, Mine non-letali, missili, missioni
internazionali, Mobility Denial System, modalità letale, MOOTW, MTHEL, Munizioni
di gomma, Nikola Tesla, NLCS, NLW, Non-lethal Capability Sets, Non-Lethal Mortar
Munition, Non-lethal Weapons, Non-lethality, normativa sui brevetti, Northrop
Grumman, nuclear explosion, Nuclear plants, Oleoresin capsicum, onde acustiche,
onde ultrasoniche, operazioni di pace, operazioni di polizia, operazioni diverse
dalla guerra, Operazioni militari diverse dalla guerra, ordine pubblico, Pain
Ray, pallottole di gomma, paranoia, patologie dermatologiche, patologie di
ordine psicologico, Peace Enforce Operations, Peace Keeping Operations,
peace-enforcing, peace-keeping, PEP, pepper gun, Pepper Spray, perdite di vite
umane, PIKL, pistola Vortex, plasma, plasma ad elevata energia, plastic bullets,
poligoni militari, privatizzazione della conoscenza, progetto Kali, proiettile
virtuale, proiettili di artiglieria, protezione civile, Protocol IV to the
Convention, Protocol on Blinding Laser Weapons, Psychological Operations, PSYOP,
Pulsed Energy Projectile, Pulsed Impulsive Kill Laser, radiazioni
elettromagnetiche, raggi Laser, raggio del dolore, Raggio della morte, regole di
ingaggio, Restore Hope, riconversione industriale, rocchetto di Tesla, rubber
bullets, Sandia Laboratory, SASO, Schiume paralizzanti, segreto militare,
servizi segreti sovietici, sindromi depressive, Sistemi acustici ad infrasuoni,
sistemi d’arma, sistemi elettronici, sommosse, sostanze caustiche, sostanze
iperscivolanti, Space-Based High-energy Laser, Stability and Support Operations,
stability operations, Stati Uniti, stinky bombs, strumento bellico,
Supercaustici, Supercolle, Tactical High Energy Laser, Taser, Taser
International, tecnologia Laser, telecommunications services, telecomunicazioni,
Tesla, test segreti, THEL, Thomas A. Swift’s Electronic Rifle, Thomas Alva
Edison, tortura, tumori, Ultra-high Directed Energy, ultrasuoni, Unione
Sovietica, USA, USAF, Vortex Ring Gun, VRG, XADS, Zapper, Zeus Sparta"
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I NUOVI SISTEMI D’ARMA
Valutazioni etiche
sulle cosiddette armi «non
letali»
A partire dal 1990 si è assistito ad una rapida
accelerazione della ricerca nel settore delle cosiddette armi non-letali (NLW),
ossia “armi esplicitamente progettate ed impiegate con lo scopo primario di
inabilitare le persone e i mezzi rendendo minima la probabilità di causare loro
danni permanenti”. Se a livello ideale tale possibilità suscita molto interesse
non per questo mancano diversi motivi di preoccupazione. La necessità di
orientarsi verso questo tipo di dispositivi deriva sostanzialmente da due
fattori:
1) l’indisponibilità
dell’opinione pubblica a tollerare perdite di vite umane sia fra gli uomini dei
propri contingenti sia fra i civili delle popolazioni locali;
2) la necessità di
risolvere il dilemma nel quale si sentono sempre piú spesso imprigionate le
moderne Forze armate durante le missioni internazionali (indicate nelle loro
varie tipologie come “operazioni diverse dalla guerra”), limitate da regole di
ingaggio spesso molto severe e restrittive.
I contingenti chiamati
ad intervenire in operazioni di polizia, di protezione civile o di assistenza
umanitaria, infatti, si trovano spesso a dover colmare un pericoloso vuoto fra
l’inazione e l’uso della forza. Da qui la necessità di ricorrere a questo tipo
di armi in base ai possibili scenari operativi. Ad esempio in un contesto
urbano, caratterizzato da un’intricata rete di costruzioni e dove le truppe
incontrano notevoli difficoltà di penetrazione e movimento, queste armi possono
superare tutti gli ostacoli strutturali ed essere impiegate in modo
indiscriminato e a largo raggio.
Le armi pubblicizzate
come incruente, pulite ed appunto “non-letali”, presentano tuttavia almeno due
grandi problematiche:
1) innanzitutto, in
quanto dipendenti da una moltitudine di fattori incontrollabili (quali le
condizioni ambientali, fattori relativi alle condizioni fisiche del soggetto
colpito e/o psicologiche degli operatori, etc...), i loro effetti sono solo in
parte prevedibili;
2) in secondo luogo si
prestano ad essere utilizzate come armi pre-letali: un esercito che avesse a
disposizione un arsenale in grado di immobilizzare il nemico si lascerebbe
difficilmente sfuggire l’occasione di impiegarlo anche in modalità letale al
fine di aumentare la propria efficacia operativa.
Un primo e sommario
elenco di tale categoria di armamenti comprende:
- Laser a bassa
energia. Possono accecare individui e sensori in modo temporaneo o
permanente.
- Mine non-letali
contenenti sostanze irritanti o azionanti meccanismi immobilizzanti.
- Schiume
paralizzanti.
- Supercolle.
- Reti.
- Stimolazioni ed
illusioni ottiche.
- Sistemi acustici ad
infrasuoni e ad ultrasuoni.
- Supercaustici.
- Taser, ossia armi
elettriche portatili.
- Cannoni ad acqua
elettrizzata.
- Munizioni di gomma e
plastica. Tra le altre sono state progettate munizioni a “doppio uso”, che a
seconda della velocità con cui vengono sparate possono essere letali o
non-letali. Uno dei fattori di rischio piú rilevanti è la distanza
dell’individuo colpito da chi spara. Piú il bersaglio è vicino piú il colpo
potrebbe essere letale.
I corpi di polizia e
di sicurezza ricorrono spesso all’uso di gas lacrimogeni ed irritanti chimici
anche all’interno di edifici o in altri spazi chiusi, dove le persone non
possono uscire o perché porte e finestre sono sbarrate. In diversi casi sono
stati registrati ferimenti e decessi.
È inquietante il
carattere intrusivo di queste armi che non prendono di mira solo il corpo delle
persone ma spesso sono concepite per disorientarle o destabilizzarle a livello
mentale. Fra l’altro il rischio è che, con la diffusione di queste tecnologie,
si forniscano ai regimi oppressivi potenti strumenti per il controllo di ogni
opposizione ottenendo cosí il duplice risultato di bloccare le proteste ed
evitare contemporaneamente scomodi massacri “in diretta”, favorendo
l’assoggettamento terroristico di intere popolazioni. Non solo, un altro
problema è che il passo dal non-letale al letale purtroppo è spesso assai breve.
Spesso si tratta solo di una questione di regolazione della potenza in funzione
delle condizioni ambientali e il rischio è che normali operazioni di ordine
pubblico possano trasformarsi in esecuzioni sommarie.
Non meno preoccupanti
sono gli scenari sempre piú asimmetrici della guerra moderna ai quali il
progresso culturale e sociale, insieme a nuove sensibilità politiche e
strategiche richiede strumenti operativi piú flessibili e precisi oltre che piú
rispondenti alle esigenze belliche. Queste esigenze si concretizzano secondo due
direttive principali:
1) la ricerca e
l’implementazione di armi ad alta letalità ma di estrema precisione richieste
dalla cosiddetta surgical war, peraltro poco convincente;
2) la ricerca e
l’implementazione di sistemi d’arma di grande efficacia ma a letalità nulla o
molto bassa.
Di fronte agli
sviluppi suddetti è necessario chiedersi quali garanzie dal punto di vista
scientifico vi siano circa l’assenza di letalità, tenendo conto del fatto che,
soprattutto nel secondo caso, si tratta di sistemi d’arma progettati per essere
utilizzati sulle folle e quindi soprattutto sui civili. Quali poi le garanzie
etiche? Come e da chi tali armi verranno realmente impiegate? Spendere miliardi
in ricerca tecnologica per la produzione di armi che risparmino la vita delle
persone sembra un paradosso, ma proprio questo è stato, per diversi anni,
l’obiettivo ufficiale delle ricerche condotte da molte Forze Armate, in primis
quelle USA. Queste armi in caso di necessità di autodifesa offrirebbero
un’alternativa alle armi convenzionali che di contro non offrono mezze misure: o
non vengono usate affatto - e la sola minaccia potrebbe non costituire una
deterrenza sufficiente - oppure vengono usate provocando danni ingenti a persone
e cose. Le armi come il cosiddetto Pain Ray (“raggio del dolore”), per
esempio, non sono progettate per essere letali ma solamente per obbligare il
nemico a darsi alla fuga, o per ridurlo all’impotenza, senza procurare danni
tangibili.
In ogni caso è
opportuno conoscere queste armi, che hanno tutte le caratteristiche per
diventare in un futuro prossimo le armi decisive in campo tattico-strategico e
nel controllo sociale. I possibili utilizzi di armi come il Pain Ray,
infatti, sono praticamente illimitati, sia in situazioni di guerra sia -
soprattutto - in situazioni di peace-enforcing e peace-keeping in
differenti scenari operativi. I sostenitori di queste nuove tecnologie ne
ipotizzano un largo uso per sedare e prevenire sommosse evitando vittime,
soprattutto là dove si ricorre alla tattica degli scudi umani, spesso utilizzati
dalle organizzazioni terroristiche. Le armi ad energia diretta, come il Pain
Ray vengono giudicate utili specialmente per l’utilizzo in ambito di
guerriglia urbana o nelle stability operations. Una volta che un’arma
simile venisse in qualche modo accettata dall’opinione pubblica, per esempio,
potrebbe essere usata per fermare i facinorosi in una qualsiasi manifestazione,
il tutto senza implicazioni penali, sollevando in pratica le forze dell’ordine
da pesanti responsabilità. Come già rilevato anche tali tecnologie non sono
esenti da obiezioni sia sul piano scientifico, sia sul piano etico. Si tratta di
obiezioni che vanno al di là del naturale timore che accompagna la progettazione
di un’arma nuova e ancora sconosciuta. Ogni ritrovato tecnologico, infatti, ha
anche i suoi svantaggi, che vanno attentamente soppesati, e un buon numero di
questi non sono noti se non dopo anni di effettivo impiego. Mancano inoltre
ricerche che studino gli effetti a medio e lungo termine di queste armi.
Non meno concreti sono
i dubbi sollevati dagli scienziati dopo che, su richiesta di un’associazione per
i diritti umani che si è avvalsa del FOIA (Freedom of Information Act),
parte dei fascicoli sui test segreti svolti negli USA - unici a livello mondiale
-, sono stati resi noti. Le sperimentazioni sono state condotte su individui
normali, privi di protesi di qualsiasi genere, proprio per evitare
complicazioni. Anche cosí tuttavia, diversi studi successivi hanno mostrato come
i fasci di microonde possano provocare seri danni agli occhi. Altre perplessità
sono dovute al fatto che ai volontari, nei test ulteriori, sono stati fatti
togliere anche anelli, bottoni, monete e tutti quegli oggetti che, a contatto
con la pelle, avrebbero potuto provocato bruciature. Presupposti simili
naturalmente mancano del tutto in uno scenario operativo reale, là dove le
persone hanno conformazioni fisiche molto diverse, portano addosso i piú
svariati oggetti e hanno gli occhi esposti ai raggi Laser o alle microonde. La
natura di tali armi - è bene ricordarlo - è infatti quella di colpire in maniera
indiscriminata chiunque si trovi alla loro portata.
Un’arma testata
senza problemi su un soggetto nel pieno delle forze, su un fisico debilitato, su
una donna in stato di gravidanza o su un bambino, potrebbe portare ad esiti del
tutto diversi a dispetto della sua dichiarata natura “non-letale”. Cosa
accadrebbe poi se, tra una folla in fuga mancasse la possibilità fisica di
allontanarsi in tempo utile? Cosa succederebbe in caso di errore nell’impiego
del sistema d’arma? Queste nuove tecnologie pongono anche una serie di problemi
giuridici che sono per molti aspetti nuovi e inesplorati. Attualmente le armi
Laser sono contemplate nelle convenzioni internazionali, in un documento
sottoscritto da 70 nazioni ma non, per esempio, dagli USA al 26 agosto 2003
(Convenzione sulla proibizione o la limitazione dell’uso di certe armi
convenzionali che possono provocare sofferenze eccessive od avere effetti
indiscriminati, Protocollo IV, relativo alle armi Laser accecanti - Ginevra,
13-10-1995). Il testo è stato redatto proprio sulla scorta di programmi di
sviluppo di armi condotti in quegli anni e progettate per accecare il bersaglio.
La convenzione di Ginevra, che vieta l’utilizzo di armi in maniera
indiscriminata sulle folle, necessiterebbe forse di un adeguato riesame e
aggiornamento. Nella legislazione internazionale relativa alle condotte di
guerra c’è un vuoto dunque, considerato che non contemplano specificamente armi
di questo genere. Si tratta in ogni caso di una materia che non può non
suscitare preoccupazione e sulla quale occorre riflettere e agire con urgenza.
BREVE RASSEGNA DELLE
PRINCIPALI NUOVE TECNOLOGIE
Le “armi ad energia
diretta” (Directed Energy Weapons)
Per “armi ad energia
diretta” si intende una classe di armamenti che comprende numerosi dispositivi
capaci di indirizzare sui bersagli, in modo molto preciso ed efficace, svariate
forme di energia non cinetica. In sostanza, l’obiettivo non viene colpito con un
proiettile, o mediante la forza d’urto di un’esplosione, ma tramite dispositivi
che inviano sul bersaglio radiazioni elettromagnetiche, onde acustiche, plasma
ad elevata energia, o raggi Laser. Gli effetti legati all’uso di tali armi
possono essere sia letali, sia non letali, mentre i campi d’applicazione variano
dalla difesa antiaerea alla tutela dell’ordine pubblico.
Le armi
Laser
La tecnologia Laser è
una delle maggiori protagoniste degli attuali programmi di ricerca e sviluppo ed
è impiegata con versatilità in diversi dispositivi bellici. Tra essi si
annoverano i seguenti:
Tactical
High Energy Laser
(THEL)
Tra le armi in
sperimentazione negli USA figura il dispositivo THEL, esistente anche in
versione portatile (MTHEL, dove M sta appunto per “mobile”). THEL significa
Tactical High Energy Laser, ed è appunto un dispositivo Laser che
si avvale di sostanze chimiche come il deuterium fluoride (FD) per creare
un raggio invisibile dotato di potenze particolarmente elevate. In numerosi test
- alcuni divulgati anche tramite video - un potente raggio Laser viene
utilizzato per fare esplodere in volo missili e proiettili di artiglieria
certificando dunque la sua efficacia quale dispositivo di difesa.
Airborne
Laser
(ABL)
Il sistema ABL
consiste in un laser chimico ad alta energia (Chemical Oxygen Iodine Laser
- COIL), montato su un Boeing 747 modificato. L’ABL (in possesso
all’Aeronautica USA dal 2003) è in grado di individuare ed abbattere missili
balistici, può restare in quota per molte ore e rifornirsi mentre è in volo
garantendo cosí la copertura prolungata di una vasta zona operativa.
Space-Based
High-energy Laser
(HEL)
Si tratta di un
armamento Laser montato su di un satellite, capace di colpire bersagli nello
spazio, a terra e in aria. Oltre agli Stati Uniti e ad Israele, anche la Cina
sta sviluppando un armamento Laser concepito per distruggere i satelliti nemici
orbitanti. L’arma si chiama ASATS (Anti-Satellite Simulation) ed era in
fase di sviluppo già nel 1998.
I Laser a raggi
ultravioletti
I Laser a raggi
ultravioletti sono armi capaci di paralizzare persone e animali. La tecnologia
di cui si avvalgono è appunto quella Laser che sfrutta le frequenze
dell’ultravioletto comprese tra i 400 e i 15 nm.
Laser ZEUS
Si tratta di un Laser
montato su di un Humvee (un veicolo militare in dotazione alle Forze Armate USA
simile ad una grossa jeep). Secondo fonti ufficiali del Pentagono, mezzi
militari muniti di questo dispositivo sono stati impiegati in Afghanistan per
far brillare le mine. Secondo due accreditati siti di informazione militare:
Defense Tech e Defence Daily, alcuni veicoli simili sarebbero
stati utilizzati anche in Iraq.
Armi al plasma e ad
impulsi
Le basi per questa
tecnologia bellica furono poste verso il 1940 dal fisico statunitense di origine
croata Nikola Tesla (Smiljan 1856 - New York 1943). Tesla studiò al politecnico
di Graz e all’Università di Praga, quindi lavorò come ingegnere elettronico
presso varie industrie. Nel 1884 emigrò negli Stati Uniti, divenendo
successivamente cittadino americano. Per un breve periodo lavorò alle dipendenze
di Thomas Alva Edison, ma in seguito preferí dedicarsi esclusivamente alla
ricerca e fondò a New York un laboratorio di elettrotecnica.
Nel 1888 progettò il
primo sistema pratico per la produzione e la trasmissione della corrente
alternata nelle centrali elettriche; i diritti relativi a questa invenzione
furono però assegnati all’inventore statunitense George Westinghouse, che
presentò il sistema alla World’s Columbian Exposition di Chicago, nel 1893.
Circa due anni dopo i generatori a corrente alternata furono installati presso
le cascate del Niagara. Le numerose invenzioni di Tesla comprendono generatori
ad alta frequenza (1890) e il rocchetto di Tesla (1891), un componente con
importanti applicazioni nel campo delle comunicazioni radio.
Durante i primi anni
del ‘900 Tesla iniziò a lavorare al suo progetto per un “Raggio della morte”.
Nel 1942 il progetto era pronto e Tesla lo propose agli Stati Uniti quale arma
decisiva contro la minaccia nazista ma le sue idee non furono prese in
considerazione. Alla sua morte tutti i documenti relativi vennero trafugati ma
oggi una parte di essi è citata in un documento governativo USA, declassificato
nel 1980, circa una non meglio precisata “arma ad elettroni”. Alcuni documenti
sono accessibili anche in forza del Freedom of Information Act. Questa
tipologia di armamenti ha parecchi tratti in comune con alcune armi Laser. Il
principio è quello di lanciare contro il bersaglio un “proiettile virtuale” di
energia, composto da materia elettricamente carica attraverso un processo di
ionizzazione dell’aria. Tale meccanismo è stato approfondito presso il DARPA
(Defence Advanced Research Projects Agency, Agenzia per la ricerca e
l’innovazione tecnologica del Dipartimento della Difesa USA), con la
collaborazione di alcune aziende del settore. Armamenti di questo tipo sono in
fase di avanzata sperimentazione anche da parte delle Forze Armate israeliane e
australiane.
Il suo funzionamento
si basa sull’emissione di un impulso laser ad infrarossi (mediante l’impiego di
un deuterium fluoride Laser). L’eccitazione di plasma ad elevati livelli
energetici trasmessa attraverso l’aria ionizzata genera una elevata forza d’urto
ed un intenso impulso elettromagnetico. Altri dispositivi affini a questa
tecnologia si chiamano MARAUDER (Magnetically Accelerated Ring to Achieve
Ultra-high Directed Energy and Radiation), oppure Extreme Alternative
Defense System (XADS). L’applicazione letale di questa tecnologia è
generalmente nota come Pulsed Impulsive Kill Laser (PIKL). Il
dispositivo, ha dimostrato la sua efficacia in diversi test, riuscendo a
perforare anche armature in Kevlar e lastre di metallo. La versione “non letale”
del PIKL va sotto il nome di Pulsed Energy Projectile (PEP). Questo
dispositivo è in grado di stordire uomini e animali, causando forti dolori e
temporanea paralisi. La documentazione sui possibili effetti a lungo termine
provocati dall’arma è però insufficiente.
Il principale ambito
di applicazione previsto per il PEP viene indicato in scenari di controllo
dell’ordine pubblico. Un’altra delle applicazioni possibili è quella di presidio
dei check point o come deterrente in situazioni non chiare di potenziale
pericolo, quando un autoveicolo, per esempio, dovesse avvicinarsi disattendendo
i consueti segnali di riconoscimento e di blocco. In tal caso il militare,
dovendosi difendere, non sarebbe piú costretto a chiedersi se attendere o
sparare, infatti, potrebbe inibire l’autista risparmiandogli comunque la vita.
Un’arma simile potrebbe cambiare le consuete regole di ingaggio. Fra l’altro, un
dispositivo che non lascia segni, né prove dell’aggressione potrebbe essere
usato a discrezione dell’operatore con la massima libertà, senza timore di
ripercussioni legali. Una simile arma potrebbe anche essere in grado di bloccare
i veicoli in quanto il suo impulso elettromagnetico interferirebbe con i sistemi
elettronici di iniezione. Il raggio d’azione del PEP è di circa 2 chilometri. In
linea generale occorre precisare che lo sviluppo di questo tipo di armi appare
problematico, data la grande potenza dell’emissione elettromagnetica richiesta.
La focalizzazione delle onde radio richiede inoltre l’uso di antenne di grandi
dimensioni poco maneggevoli e facilmente vulnerabili alle armi da fuoco efficaci
invece da distanze operative molto maggiori di quelle del PEP.
Armi a
microonde
L’uso di armi a
microonde è stato ipotizzato immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale per
il loro forte impatto negli organismi viventi. I primi a sperimentare le
microonde furono i sovietici. Fonti CIA riportano un episodio che aprí la strada
agli studi americani sulle microonde e sui loro possibili impieghi bellici: dal
1970 in poi, l’ambasciata americana a Mosca, a piú riprese, fu oggetto di
un’insolita quanto pericolosa “sperimentazione”. I servizi segreti sovietici
misero in atto un piano a lungo termine volto a minare l’integrità del personale
diplomatico e il suo livello operativo. A causa di un’esposizione prolungata a
microonde di bassa intensità i diplomatici americani subirono pesanti danni
fisici e psichici. Oltre all’insorgenza di diverse forme tumorali vennero
documentati anche diversi casi di patologie di ordine psicologico e in
particolare cognitivo. È noto che i tessuti umani possono essere danneggiati
dalle microonde in modo differente a diversi livelli di intensità. Fra gli
effetti si registrano l’insorgenza di tumori, di patologie dermatologiche di
diversa natura, di impotenza o indebolimento delle difese immunitarie, danni a
carico della retina, danni genetici, amnesie, demenza, sindromi depressive,
paranoia e numerosi altri effetti collaterali a breve, medio e lungo termine.
Active Denial
System o “raggio del
dolore”
L’ADS è in grado di
indirizzare un fascio di microonde ad altissima frequenza verso un bersaglio
determinato. Il cosiddetto Pain Ray è classificato fra le “armi non
letali” in quanto il fascio irradiato a 93 GHz penetra sotto la cute soltanto
per alcuni millimetri e agisce sulle terminazioni nervose dando luogo ad
un’intensissima sintomatologia dolorosa. Nel giro di 1 o 2 secondi chi viene
colpito dal raggio ha la netta sensazione di bruciare vivo. L’insopportabile
sensazione dolorosa però svanisce non appena si spegne il dispositivo o si esce
dal suo raggio d’azione. Ufficialmente lo scopo di tale strumento bellico
sarebbe quello di distogliere qualsiasi nemico dal compiere azioni ostili. Gli
utilizzi tattici delle armi a microonde sono elencati in diversi documenti
ufficiali e una delle applicazioni piú frequentemente citate riguarda il
controllo delle folle e l’ordine pubblico.
Negli esperimenti
condotti su alcune centinaia di volontari il tempo di esposizione massimo è
stato fissato in 3 secondi, ma secondo alcune fonti, soltanto una “cavia”
sarebbe riuscita a resistere tanto a lungo. Il “raggio del dolore” non
provocherebbe danni permanenti, tuttavia, in base ad altri rapporti risultano
possibili gravi ustioni cutanee nel caso in cui l’esposizione si protragga per
250 secondi o piú. Una volta terminata l’esposizione il dolore scompare
immediatamente e sul corpo non rimane alcun segno a testimoniare l’aggressione.
Durante i test alle “cavie” venivano fatti togliere gli occhiali e tutti gli
altri oggetti metallici, in quanto potevano creare degli hot spots,
capaci di provocare ustioni piú o meno gravi.
I dispositivi suddetti
possono essere stanziali oppure mobili, montati su veicoli militari tipo Humvee.
L’ADS, Active Denial System può essere montato anche su aerei. Come
confermato da alcune fonti l’ADS non ha la funzione di distruggere persone o
cose, serve per garantire l’ordine pubblico, tuttavia c’è sempre la possibilità
di aumentarne la potenza qualora se ne presenti la necessità. Un dispositivo
simile è stato utilizzato anche per far brillare ordigni inesplosi ed è stato
montato su appositi veicoli (Ionatron). Fra le problematiche tecniche
connesse all’uso di tali apparati vi è la grande quantità di energia richiesta
per garantirne il funzionamento ciò che ne diminuisce la praticità rispetto alle
armi convenzionali. È in corso di studio la possibilità di dotare di armi ADS in
versioni piú maneggevoli le forze dell’ordine e gli addetti alla sorveglianza di
strutture di rilevante importanza.
E-Bombs,
Electromagnetic Pulse, High Powered Microwave
(HPM)
Si tratta di ordigni
progettati in modo tale da sfruttare uno dei side-effects delle
esplosioni nucleari producendo impulsi elettromagnetici di elevatissima potenza
compresi in un range dai 4 ai 20 GHz. Le onde comprese in tali frequenze,
infatti, sono capaci di danneggiare irrimediabilmente un gran numero di apparati
elettrici ed elettronici, se privi di adeguate protezioni, mentre è praticamente
nullo su persone e cose, eccezion fatta per quelle piú prossime alla zona
dell’esplosione. Tale arma, in zona di guerra, può servire a distruggere sistemi
informatici, telefonici, elettrici e radiotelevisivi del nemico. Il fenomeno
avviene senza che l’esplosione dia luogo a danni fisici considerevoli: i
dispositivi di questo tipo, infatti, liberano la propria energia nell’atmosfera,
senza produrre fenomeni sonori o visivi di straodinario impatto. Il
Report of the Commission to Assess the Threat to the United States from
Electromagnetic Pulse (EMP) Attack (Volume 1: Executive Report 2004, 13)
riporta quanto segue:
«EMP
produces nearly simultaneous upset and damage of electronic and of other
electrical equipment over wide geographic areas, determined by the altitude,
character, and explosive yield of the EMP-producing nuclear explosion. Since
such upset and damage is not encountered in other circumstances and particularly
not remotely to the same scale, the normal experience of otherwise skilled
system operators and others in positions of responsibility and authority will
not have prepared them to identify what has happened to the system, what actions
to take to minimize further adverse consequences, and what actions must be
carried out to restore the impacted systems as swiftly and effectively as
possible».
Russia e Stati Uniti
risultano essere le potenze militari piú avanzate da questo punto di vista.
Soprattutto l’esercito russo disporrebbe di un variegato arsenale di
E-bombs che vanno dalla versione portatile, dalle dimensioni di una
valigetta alle versioni piú pesanti, che necessitano di un aereo per essere
sganciate sull’obiettivo. In anni recenti (2000) anche una potenza in via di
sviluppo come l’India, ha fatto i primi test su simili armamenti (progetto Kali
5000 - Kilo-ampere linear injector). Tutto ciò deve far riflettere sulle
possibilità di una catastrofe sociale e tecnologica: l’esplosione di simili
dispositivi, infatti, può paralizzare completamente e in pochi istanti una
nazione tecnologicamente avanzata. Basti pensare, per esempio, a città, a intere
metropoli e regioni dove tutti i servizi essenziali sono controllati
elettronicamente: un’esplosione di tipo HPM bloccherebbe la produzione di
energia, la distribuzione dell’acqua, le comunicazioni, i trasporti, etc… Le
conseguenze sarebbero a dir poco drammatiche. Nel caso venisse colpito il
sistema di controllo di una centrale nucleare potrebbero aversi seri incidenti,
tuttavia alcune fonti autorevoli rilevano quanto segue: «Nuclear plants produce
roughly 20% of the Nation’s [USA] generation and have many redundant fail-safe
systems that tend to remove them from service whenever any system upset is
sensed. Their
safe shut down should be assured, but they will be unavailable until near the
end of restoration» (Report of the Commission to Assess the Threat to the
United States from Electromagnetic Pulse (EMP) Attack, Volume 1: Executive
Report 2004, 21».
Ben piú rilevanti
invece sarebbero gli effetti sulle telecomunicazioni:
«Based
upon results of Commission-sponsored testing, an EMP attack would disrupt or
damage a functionally significant fraction of the electronic circuits in the
Nation’s civilian telecommunications systems in the region exposed to EMP. The
remaining operational networks would be subjected to high levels of call
attempts for some period of time after the attack, leading to degraded
telecommunications services.
Key
government and civilian personnel will need priority access to use public
network resources to coordinate and support local, regional, and national
recovery efforts, especially during the interval of severe network
congestion.
To
offset the temporary loss of electric power, telecommunications sites now
utilize a mix of batteries, mobile generators, and fixed-location generators.
These typically have between 4 and 72 hours of backup power available, and thus
will depend on either the resumption of electrical utility power or fuel
deliveries to function for longer periods of time.
For
some of the most critical infrastructure services such as electric power,
natural gas, and financial services, assured communications are necessary - but
aren’t necessarily sufficient - to the survival of that service during the
initial time-intervals after an EMP attack. Therefore, a systematic approach to
protecting or restoring key communications systems will be required» (Report
of the Commission to Assess the Threat to the United States from Electromagnetic
Pulse (EMP) Attack, Volume 1: Executive Report 2004, 28).
Armi
acustiche
Si tratta di armi che
impiegano un fascio di onde ultrasoniche in grado di trasportare una quantità
considerevole di energia che può interagire con il corpo umano. I fasci
ultrasonici di frequenza adeguata possono mettere in risonanza gli organi
dell’equilibrio, provocando vertigini o nausea, o l’intestino, provocando
fastidiosi effetti collaterali.
È noto che gli
scienziati nazisti avevano costruito un “cannone ultrasonico” in grado di
abbattere un aereo. Il dispositivo fu ricostruito nel 1949 da un tecnico
americano, Guy Obolensky, ma il Pentagono, che aveva già sperimentato
dispositivi analoghi durante la guerra, non dimostrò alcun interesse per l’arma,
in quanto non competitiva rispetto ad un tradizionale cannone antiaereo, piú
potente e molto meno ingombrante.
Diverso è il
caso di un dispositivo sviluppato e sperimentato per il DoD statunitense e
chiamato “barriera ultrasonica” che emette intorno ad un’area localizzata fasci
di ultrasuoni che provocano effetti sempre piú gravi via via che ci avvicina
alla sorgente. Lo svantaggio è che la potenza di un’arma ad ultrasuoni, a
differenza di quella di un proiettile, decresce con il quadrato della distanza
dall’obiettivo ed è quindi inutilizzabile contro un nemico sufficientemente
distante.
Le armi "a
colla"
Il fucile
“lancia-colla” è in dotazione ad alcuni corpi di polizia metropolitana negli USA
ed è stato usato dalle truppe americane durante l’operazione Restore Hope
in Somalia nel 1995. Si tratta di un dispositivo ad aria compressa che lancia
fino ad una distanza di qualche decina di metri un liquido che, nel giro di
alcuni secondi, solidifica bloccando completamente i movimenti della persona
colpita. La vittima viene successivamente liberata cospargendola di un idoneo
solvente. La colla ha la caratteristica di essere permeabile ai gas, anche dopo
essere solidificata e ciò garantisce a chi viene colpito di continuare a
respirare agevolmente. Le autorità militari garantiscono che sia la colla che il
solvente sono del tutto atossici. L’arma ha tuttavia il difetto di essere
ingombrante, pesante, difficile da maneggiare e con un numero estremamente
limitato di munizioni. Il limite piú grande tuttavia è dato da una gittata
corta, di gran lunga inferiore a quello della piú piccola arma da fuoco
convenzionale. In pratica un’arma di questo tipo appare di ben scarsa
utilità.
Le “barriere
adesive” sono invece costituite da bande di tessuto di fibra di vetro ricoperte
di un potente adesivo che polimerizza quasi istantaneamente sotto un carico di
qualche decina di kg. Una volta fissate al suolo, bloccano, incollandoli al
terreno, sia chi le calpesti a piedi, sia le ruote di un automezzo. Le barriere
adesive sono state concepite come alternativa non letale ai campi minati ed alle
barriere di filo spinato per la difesa di aree limitate di territorio. Anch’esse
sono state usate dalle truppe USA in Somalia, tuttavia, si sono mostrate
completamente inefficaci potendo ovviamente essere facilmente neutralizzate con
lo spargimento di sabbia, terra o qualsiasi altro materiale.
APPROFONDIMENTI
Possibili impieghi
nelle operazioni di ordine pubblico
In occasione di
importanti vertici politici ed economici internazionali si sono piú volte
evidenziati tutti i limiti delle forze dell’ordine nel gestire gli episodi di
violenza con gli ormai obsoleti strumenti in dotazione. Sfollagente e
lacrimogeni spesso non sono in grado di soddisfare le attuali esigenze di ordine
pubblico che si basano sulla necessità di evitare lo scontro e di provocare il
minor danno possibile alle persone identificando ed isolando i criminali. L’uso
di mezzi blindati e cingolati risulta spesso sproporzionato ed irreale in
ambienti urbani ristretti o affollati. Per questi motivi diversi paesi hanno
ipotizzato l’uso delle “armi non letali” (NLW) per far fronte alle operazioni di
pace, nelle quali il “nemico” è spesso rappresentato da gruppi di civili,
manifestanti e miliziani e dove l’uso delle armi tradizionali in dotazione ai
militari risulta eccessivo soprattutto alla luce degli obiettivi di
pacificazione tipici di queste operazioni.
Sviluppate
inizialmente nell’ambito della dottrina statunitense nota come Military
Operations Other Than War (Operazioni militari diverse dalla guerra), le
armi non letali coprono oggi una vasta gamma di impieghi con numerosi sistemi
già operativi o in fase di sviluppo riscuotendo anche l’interesse della NATO,
della UEO e di molti corpi di polizia. Tra le diverse tipologie di armi non
letali già testate ve ne sono molte che sembrano adatte ai compiti di
contenimento di folle di rivoltosi. Le pallottole di gomma e le granate
flash-bang, cioè accecanti-assordanti, possono essere considerati i primi
rustici esempi di armi non letali, ma in futuro nuovi sistemi, ben piú efficaci,
potrebbero entrare in servizio per proteggere installazioni, rendere piú docili
gli agitatori e “marcare” gli individui piú pericolosi per facilitarne il
riconoscimento e l’arresto.
Tutti questi sistemi,
e molti altri ancora, sono già stati testati e sono in dotazione sperimentale ai
reparti antisommossa di molte forze di polizia, tuttavia ad essi si
aggiungeranno presto armi piú sofisticate ancora in fase di sviluppo. Emettitori
acustici di infrasuoni a bassissima frequenza capaci di provocare nausea e
stordimento rendendo inoffensivi gli aggressori sono stati usati nell’ex Unione
Sovietica fin dal 1980 per tenere lontani i curiosi dai perimetri di basi e
poligoni militari. A distanza ravvicinata tuttavia possono causare danni
permanenti agli organi interni. La pistola Vortex, ad esempio, emette
onde d’urto verso il corpo umano che, a seconda della regolazione d’intensità,
possono provocare un lieve fastidio oppure emettere onde capaci di ledere organi
interni e causare traumi potenzialmente letali. Sono in fase di studio anche
armi che emettono impulsi luminosi ad alta intensità e luci stroboscopiche (note
anche come Dream Machine) in grado di disturbare il sistema nervoso
centrale causando vertigini, disorientamento e nausea.
Neutralizzare senza
uccidere o distruggere sembra essere una delle sfide piú difficili per le nuove
tecnologie. Negli ultimi venti anni sono stati sviluppati sistemi per attaccare
centrali elettriche (bombe a grafite o Black Out bomb) o rendere
inefficaci gli apparati elettronici ma il problema del controllo delle persone
ostili risulta ancora il piú difficile da risolvere. Ormai tutte le operazioni
militari svolte da paesi occidentali prevedono una fase di
peace-enforcing e di peace-keeping, nella quale emergono spesso
contrasti che non possono essere affrontati nel migliore dei modi impiegando le
armi da fuoco. Per definirsi non-letale un’arma deve essere in grado di bloccare
un avversario, anche molto “turbolento”, senza ucciderlo, ma anche senza
provocare alcun danno permanente, per quanto di lieve entità. Non solo, per
essere realmente efficace, un sistema di questo tipo dovrebbe funzionare a
grande distanza, avere un effetto immediato ed essere leggero e facile da usare.
Un traguardo ambizioso dunque e in parte ancora da raggiungere.
Ancora oggi si usano a
questo scopo le pallottole di gomma o di materiale spugnoso. In realtà, benché
definite non-letali esse hanno provocato decine di morti e accecato moltissime
persone a causa di distanze di impiego troppo ridotte o procedure errate. In tal
senso non sono migliori i gas lacrimogeni (CS, CN e CR) che, oltre ad essere
pericolosi se impiegati in elevate concentrazioni, sono anche dei sospetti
cancerogeni. Non meno rischioso inoltre può essere l’impiego dei gas
disabilitanti. Gli sforzi piú concreti per sviluppare le NLW sono stati portati
avanti dagli Stati Uniti ed i primi sistemi innovativi hanno visto un impiego
limitato durante l’operazione Restore Hope in Somalia nel 1993 e
successivamente nel 1995 [In early 1995, USMC LtGen Anthony Zinni, charged
with protecting the final withdrawal of United Nations forces from Somalia,
explored the prospects of using NLW to accomplish his mission and asked for a
quick response for the fielding of Non-lethal Capability Sets (NLCS).
The
US Marine Corps and the US Army teamed to provide available NL capabilities for
use in and around Mogadishu. LtGen Zinni’s aggressive support added credibility
to the NL effort].
Ma è
stato dieci anni dopo, nella fase successiva alle piú estese operazioni militari
in Iraq, che le armi non letali sono state utilizzate con frequenza.
Uno degli strumenti
piú efficaci, in uso ormai da anni in molte forze di polizia, è il Taser, una
pistola in grado impartire, attraverso elettrodi e cavi lanciati a 5-6 metri di
distanza, una scarica elettrica ad alto voltaggio e basso amperaggio in grado di
bloccare una persona. L’effetto dura solo qualche minuto e non crea lesioni di
alcun tipo. Il termine Taser è un marchio depositato della Taser International,
Inc. ed è l’acronimo di Thomas A. Swift’s Electronic Rifle, dove Tom
Swift è il nome del personaggio di un fumetto. Questo termine è usato per
riferirsi a dei dispositivi classificati come armi da difesa “meno che letali”
che fanno uso dell’elettricità per far contrarre i muscoli del soggetto colpito.
Furono inventati nel 1969 da Jack Cover ma i modelli piú efficaci sono stati
progettati a partire dal 1998. Amnesty International lamenta che dal 2001 siano
morte 142 persone colpite dai Taser, di contro Taser International afferma che i
Taser non hanno mai causato decessi. I medici legali dichiarano che i Taser sono
stati una delle cause che hanno contribuito alla morte di 10 persone (le altre
cause concorrenti sono state, ad esempio, l’assunzione di un grosso quantitativo
di droga e l’eccessivo sforzo fatto per resistere all’arresto).
Un principio diverso e
comunque efficace è quello del “pepper gun”, una pistola in grado di lanciare
Oleoresin capsicum (OC) con effetti infiammatori immediati. Tra i sistemi
piú originali, e a volte quasi ridicoli, ci sono schiume collose in grado di
bloccare la persona piú esagitata, oppure le “stinky bombs”, granate in grado di
diffondere miasmi insopportabili. Le sostanze caustiche hanno il difetto di
produrre incalcolabili sofferenze se l’obiettivo è un essere umano, inoltre
possono provocare danni sul piano ecologico se impiegate su larga scala. Ancora
piú surreali sono le sostanze iperscivolanti, che rendono ogni superficie piú
viscida del ghiaccio. Ma si tratta pur sempre di sistemi molto limitati. Il
sistema migliore sarebbe un apparato semplice e leggero, impiegabile a vari
livelli di potenza. Esistono studi in tal senso, ma sviluppare qualcosa di
simile che sia “sicuramente non-letale”, che non accechi, non provochi ustioni,
sia leggero, economico e facile da impiegare non è cosa facile. Un oggetto
vagamente simile, seppure in grande scala, è lo Zapper, un’arma ad
energia diretta in grado di indurre una sensazione di bruciore sulla pelle.
Prima della sua introduzione in servizio saranno però necessari ancora
moltissimi test per valutarne l’effettiva non-letalità. Per adesso è ancora
evidente che nella maggior parte di questi sistemi il sottile confine tra
letale, fortemente invalidante e non letale rimane ancora piuttosto indistinto.
Inoltre, anche gli apparati che vantano un buona affidabilità, come il Taser,
hanno altri difetti, come la portata limitata, la bassa “cadenza di fuoco” e la
facilità di neutralizzazione con qualche contromisura (per esempio, rivestimenti
isolanti). Anche in caso di grandi progressi le armi non letali non
soppianteranno gli armamenti convenzionali però daranno ai comandanti e ai
soldati maggiori possibilità operative, evitando la perdita di molte vite umane.
[la
solita scusa si salvano le vite di molti "soldati" propri sacrificando quelle di
molti civili del nemico]
Le armi non letali
nell’impiego bellico
La nuova tecnologia
della repressione sta diventando piú sofisticata, piú potente e piú diffusa a
causa di un marketing aggressivo da parte dei produttori e dei distributori che
forniscono sia i mercati civili che militari. Le medesime tecnologie si stanno
rapidamente diffondendo non solo tra gli eserciti nazionali, ma anche fra gli
arsenali della polizia, delle agenzie paramilitari e di sicurezza interna degli
Stati. Produttori come la Alliant Tech Systems (Stati Uniti), la Civil Defence
Supply (Regno Unito), o la Stun Tech (Stati Uniti) promuovono ampiamente queste
nuove tecnologie. Purtroppo le alternative “non-letali” possono anche favorire
il ricorso alla violenza mortale, sia nella guerra che in “operazioni diverse
dalla guerra”, dove i principali obiettivi sono civili.
L’altra principale
applicazione delle nuove tecnologie della repressione è, infatti, proprio la
guerra. Gli eserciti di tutto il mondo sono favorevoli ad abbracciare la nuova
dottrina della guerra non-letale. Il concetto è emerso negli Stati Uniti negli
anni 1990, spesso di fronte all’incredulità degli studiosi. I suoi sostenitori
sono stati in gran parte scrittori futuristi come Alvin e Heidi Toffler e
scrittori come Janet Morris e Chris Morris che hanno trovato un’eco favorevole
nei laboratori militari di Los Alamos, Oak Ridge e Lawrence Livermore.
Il Pentagono e il
Dipartimento di Giustizia hanno accolto di buon grado questa dottrina, sperando
di trovare un sistema in grado di togliere argomenti al potere dei mass-media, e
permettere in qualche modo alle forze dell’ordine di prevalere senza il ricorso
cruento alla forza. Paradossalmente c’è il pericolo che tali armi vengano usate
per infliggere sofferenze gratuite, cosicché la “non violenza” di Stato induca
le vittime a rispondere con la violenza aperta. I regimi dittatoriali potrebbero
anche utilizzare le armi non-letali per provocare deliberatamente una sommossa e
in tal modo creare un pretesto per arrestare i “colpevoli”. Alcuni autori
sostengono, infatti, che il termine “non-letale” dovrebbe essere abbandonato,
non solo perché copre una varietà di armi molto diverse, ma anche perché può
essere pericolosamente fuorviante. Le armi ideate allo scopo di evitare gli
effetti letali, infatti, potrebbero anche essere impiegate per aumentarli. Le
armi sviluppate per usi di polizia potrebbero incoraggiare la militarizzazione
delle forze di polizia o essere impiegate addirittura per la tortura. Per questi
ed altri motivi sarebbe opportuno proporsi alcuni obiettivi:
- stabilire criteri
indipendenti dalla ricerca commerciale o governativa per determinare gli effetti
biomedici delle cosiddette armi non-letali;
- porre in atto delle
convenzioni umanitarie che impongano limiti precisi all’adozione e all’impiego
di tali armi;
- verificare tutte le
implicazioni sociali e politiche connesse all’uso di tali tecnologie
pianificando adeguati interventi legislativi a salvaguardia della democrazia e
delle libere istituzioni. Se i legislatori vogliono evitare che queste
tecnologie vengano utilizzate per violare i diritti umani, infatti, dovranno
adottare severi codici di condotta e idonei regolamenti applicativi.
Alcune valutazioni
etiche
Al di là dei facili
entusiasmi per le accresciute capacità difensive (e inevitabilmente offensive)
tutte le armi appaiono risolutive fino a quando i potenziali avversari non
dispongono a loro volta delle stesse possibilità. In tal caso si perde sia
l’effetto deterrente, sia il vantaggio tattico che l’arma garantiva. Qualunque
vantaggio, per quanto grande, prima o poi è destinato ad essere colmato,
pertanto la domanda che sorge inevitabilmente è: quale potrebbe essere lo
scenario operativo nel caso in cui entrambe le parti in conflitto dispongano
delle stesse tecnologie? In caso di conflitto (asimmetrico o no) quali garanzie
possono essere fornite contro l’eventualità che armi cosí pericolose e
potenzialmente disumane, concepite per essere “non letali”, non vengano invece
utilizzate in modalità letale? In questo caso le conseguenze potrebbero essere
di gran lunga peggiori di quelle di un conflitto condotto solamente con armi
convenzionali. Per quanto si tratti della scelta comunque nefasta fra l’uccidere
o l’essere uccisi è sicuramente meno disumana un'arma da fuoco rispetto ad
un'arma a microonde o ad un laser di elevata potenza, per tacere di armi come
quelle al plasma e ad impulsi (PIKL).
A tal proposito gravi
preoccupazioni desta il commercio delle armi, una giungla dominata
esclusivamente dagli interessi economici e in cui la corruzione è una costante a
dispetto degli asseriti “controlli governativi”. Lo sviluppo di nuove armi
purtroppo costituirà una minaccia ulteriore. Purtroppo gli Stati, con i loro
intangibili segreti e la loro diplomazia poco lungimirante, sono spesso i primi
attori del traffico delle armi presentandosi tanto in veste di produttori quanto
di clienti. Per questi ed altri motivi le campagne di controllo organizzate da
organismi internazionali quali BM, FMI e OCSE spesso non sono risolutive ed
affidabili. In una condizione d’interdipendenza fra le nazioni, la produzione
tecnologica applicata al settore militare avviene non solo attraverso i
finanziamenti degli Stati nazionali, ma spesso coinvolge piú Stati, insieme ai
grandi centri di ricerca delle imprese private. Questo pone un serio problema
per quanto riguarda la possibilità di un serio controllo pubblico, soprattutto
nei confronti delle lobbies tecnologiche e industriali che viceversa influiscono
pesantemente nella vita delle stesse società democratiche. Un tempo a scuotere
le coscienze del mondo scientifico intervenivano scienziati come quelli
riconosciutisi nel Manifesto Russell-Einstein, oggi altri scienziati hanno posto
il problema dell’accesso ai risultati scientifici e del loro controllo pubblico.
La loro lotta si
rivolge spesso contro le lobby militari industriali e contro il segreto militare
a tutto vantaggio del diritto alle informazioni, al controllo e alla limitazione
del commercio degli armamenti, ma ancor piú a favore della riconversione e della
diversificazione industriale con riguardo alle implicazioni occupazionali e
finanziare nazionali e internazionali.. Non meno importante è l’impegno, tanto
silenzioso quanto coraggioso, dei lavoratori del settore bellico che in diversi
paesi europei hanno portato alla formazione di centri di ricerca per la
riconversione industriale: l’ACP in Gran Bretagna, lo SCHIFF e il BIFF in
Germania, il COPRI in Danimarca, il DRPC in Svezia. I risultati della scienza e
le sue possibili applicazioni, è risaputo, sono sempre stati al centro
dell’interesse politico e militare, per questo urge un controllo democratico su
ciò che avviene nei centri di ricerca, nei laboratori e nelle industrie.
La logica esasperata
della privatizzazione della conoscenza, clamorosamente evidente nella
moderna normativa sui brevetti, mette spesso a repentaglio non solo la salute
pubblica e la vivibilità dell’ambiente, ma anche la pace e la sicurezza
dell’intero genere umano. Occorre una saggia moderazione delle spese militari
insieme ad una strategia politica volta a favorire il benessere dell’umanità e a
garantire i delicati equilibri ecologici attraverso un uso democratico della
scienza e dello sviluppo tecnologico. Sono obiettivi ideali ma pur sempre
realizzabili attraverso un’accresciuta consapevolezza collettiva dei rischi
insiti nell’attuale processo di globalizzazione. È dovere della comunità
scientifica e delle persone di cultura contribuire a far divenire coscienza
comune l’idea che la pace nasce solo dalla prevenzione dei conflitti, tramite
accordi che risultino accettabili ad entrambe le parti, non dalla vittoria di
una parte o dal possesso di armi che possano imporre la pace: il sogno di Nobel
ed Einstein dell’”arma che ponga fine alle guerre” si è dimostrato finora
irrealizzabile.
In ogni caso «le armi
non sono mai assimilabili agli altri beni che possono essere scambiati sul
mercato mondiale o interno. Certo, il possesso di armi può avere un effetto
dissuasivo, ma le armi hanno anche un’altra finalità. Esiste, infatti, un
rapporto stretto e indissociabile tra le armi e la violenza. È in ragione di
questo rapporto che le armi non possono in nessun caso essere trattate come
semplici beni commerciabili. Cosí pure, nessun interesse economico può da solo giustificare 1a loro
produzione o il loro trasferimento: “Neanche qui la legge del
profitto può ritenersi suprema”. Che il commercio delle armi coinvolga o no
direttamente lo Stato, spetta a lui il dovere di vegliare che esso sia
sottoposto a un controllo molto rigoroso. Infatti, è innegabile che “la vendita
arbitraria di armi, soprattutto a paesi poveri, rappresenta uno degli
attentati piú gravi alla pace”» (PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA
PACE, Il commercio internazionale delle armi. Una riflessione etica, LEV,
Città del Vaticano 1994, 14).
Fonti
[cessi]
consultate
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Acronimi ufficiali
[pericolosi
telepaticamente] utili per la
comprensione della tematica
Joint
Non-Lethal Weapons Program Acronyms
ACTD
Advanced Concept Technology Demonstration
AD-P
Area Denial - Personnel
ADS
Active Denial System
ADT
Active Denial Technology
AD-V
Area Denial – Vehicle
ANLM
Airburst Non-Lethal Munition
APL
Anti-Personnel Landmine
APLA
Anti-Personnel Landmine Alternatives
ATD
Advanced Technology Demonstration
ATL
Advanced Tactical Laser
AWE
Advanced War fighting Experiment
BLWE
Battle Lab War fighting Experiment
CBRNE
Chemical, Biological, Radiological, Nuclear, and/or High-Yield
Explosive
DE
Directed Energy
DIS
Distributed Interactive Simulation
EBHEM
Experimental Basis for Human Effects
Modeling
EFDS
Epoxy Foam Denial System
EMP
Electromagnetic Pulse
GBL
Ground Based Laser
HEAP
Human Effects Advisory Panel
HENLM
Hand Emplaced Non-Lethal Weapon
HEPAT
Human Effects Process Action Team
HERB
Human Effects Review Board
HMMWV
Highly Mobile Multi-purpose Wheeled Vehicle
HPM
High Power Microwave
INIWIC
Inter-service Non-Lethal Individual Weapons Instructors Course
JNLCSS
Joint Non-Lethal Capability Set Study
JNLWD
Joint Non-Lethal Weapons Directorate
JNLWM
Joint Non-Lethal Warning
Munition
JNLWP
Joint Non-Lethal Weapons Program
MDS
Mobility Denial System
MK-19
NLSR MK-19 Non-Lethal Short
Range
Munition
MK-19
NLLR MK-19 Non-Lethal Long
Range
Munition
MOOTW
Military Operations Other Than War
NLCDC
Non-Lethal Crowd Dispersal Cartridge
NLG
Non-Lethal Grenades
NLMM
Non-Lethal Mortar Munition
NLMPM
Non-Lethal Munition Payload Module
NLW
Non-Lethal Weapons
NTARS
Non-Lethal Technology and Academic Research Symposium
NTIC
Non-Lethal Technology Innovation
Center
OC
Oleoresin Capsicum
PEO
Peace Enforce Operations
PEP
Pulsed Energy Projectile
Pk
Probability of Kill
PKO
Peace Keeping Operations
PO
Peace Operations
PSYOP
Psychological Operations
ROE
Rules of Engagement
ROF
Rate of Fire
SASO
Stability and Support Operations
THEEP
Target Human Effects Evaluation Plan
TUGV
Tactical Unmanned Ground Vehicle
VRG
Vortex Ring Gun
http://www.liberta.virtuale.org/uragano/implicazioni_militarI_CLIMA.htm
IMPLICAZIONI MILITARI NEL CONTROLLO
CLIMATICO
Chossudovsky, in questa incredibile
e dettagliata indagine, dimostra come l'aumento delle temperature non sia
l'unica causa dell'estrema instabilità climatica che, negli ultimi anni, ha
devastato le più importanti regioni del mondo. L'aviazione americana è in grado
di manipolare il clima. Può addirittura provocare inondazioni, uragani, siccità
e terremoti. Il Dipartimento della Difesa ha destinato elevate somme di denaro
allo sviluppo e al perfezionamento di queste tecnologie.
Possibilità di modificare le
condizioni climatiche, generando anche uragani.
Quali sono le cause dell'estrema instabilità climatica che, negli ultimi anni, ha devastato le più importanti regioni del mondo? Gli uragani e le tempeste tropicali hanno
provocato gravissimi danni nei Caraibi. L'Asia e il Medio Oriente sono
afflitti dalla siccità. Tabella 1 : Fenomeni metereologici
atipici (2003-2004) Sono state formulate diverse teorie
generali sui cambiamenti climatici e meteorologici, ma nessuna di esse
spiega in maniera esauriente le cause di queste manifestazioni climatiche
così atipiche e irregolari, per non parlare della perdita di vite umane e
della distruzione che ha portato alla destabilizzazione di interi sistemi
agricoli ed ecologici. Ovviamente queste teorie non menzionano il problema
della manipolazione climatica a scopi militari. Il diagramma e le immagini sottostanti si riferiscono al sito HAARP in Alaska, 1997. Figura 1: Le 48 antenne con i trasmettitori (fase
FDP) Foto 3: La cabina per i trasmettitori Foto 4: Interno di una cabina Foto 5: Due trasmettitori in un
armadietto Il collaudo di HAARP
(2003-2004)
Fonte: http://www.haarp.alaska.edu/haarp/phases.html Tabella 3: Fenomeni metereologici atipici: Corea
del Nord, Cuba, Afghanistan e Iraq [non hanno aggiunto
nell'articolo Mira -VE-] Articoli correlati su
Global Research: Vladimir V. Sytin,
Secret Use of Weather Modification Techniques by US Air Force? August
2003, http://www.globalresearch.ca/articles/SYT308A.html
Interfax,.US Could
Dominate The Planet if It Deploys This Weapon In Space, CRG, August 2002,
http://www.globalresearch.ca/articles/INT208A.html
Scott Gilbert,
Environmental Warfare and US Foreign Policy: The Ultimate Weapon of Mass
Destruction, January 2004, http://globalresearch.ca/articles/GIL401A.html
Bob Fitrakis, Rods from
Gods: The insanity of Star Wars, 24 June 2004, http://globalresearch.ca/articles/FIT407A.html
Did a Secret Military
Experiment Cause the 2003 Blackout? 7 September 2003, http://globalresearch.ca/articles/ANA309A.html Fonte: http://globalresearch.ca/articles/CH0409F.html Tradotto da Micaela Picelli per Nuovi Mondi
Media |
http://www.repubblica.it/2005/a/sezioni/esteri/bufapent/bufapent/bufapent.html
Svelati i progetti del dipartimento per le armi non
convenzionali
Nemici sbaragliati stimolando
alitosi e flatulenze nelle truppe
La guerra chimica
del Pentagono
tra bombe dell'amore e puzze
Nel 1994 la Us Air Force chiese un
finanziamento di 7,5 milioni
di CRISTINA NADOTTI
ROMA - Se non lo
scrivesse la BBC e se non ci fossero nomi e cognomi dei responsabili del
progetto, ci sarebbe da non crederci. Le forze armate statunitensi, leader senza
rivali in fatto di strategie militari, hanno pensato di sbaragliare i nemici con
sostanze chimiche che inducono comportamenti
omosessuali, oppure provocano
un'alitosi insopportabile, o ancora, attirano sciami di vespe
inferocite. Non manca neanche, in questa che sembra una carnevalata, la bomba
"Chi? Io?" cioè una specie di fialetta puzzolente per simulare sgradevoli
flatulenze nei ranghi nemici. [carnevale
di Venezia in veste militare: malati mentali, ma è
vero]
A portare alla luce gli stravaganti progetti è
stato US Freedom of Information by the Sunshine Project, un gruppo incaricato di
verificare le ricerche sulle armi chimiche e biologiche. L'indagine ha reso noto
anche il costo della sperimentazione della 'bomba gay' o della bomba "Chi? Io?":
nel 1994 venne stilato un progetto della durata di sei anni, del costo totale di
7,5 milioni di dollari.
A chiedere il finanziamento fu il laboratorio
dell'aviazione "Wright" a Dayton, nell'Ohio, che al Pentagono presentò l'idea di
quelle che definì "sostanze chimiche moleste, fastidiose e capaci di
identificare cattivi soggetti". Il piano rientrava nelle ricerche del
dipartimento della Difesa per armi chimiche non letali, capaci di minare la
disciplina e il morale dei nemici.
Nel dettaglio, la "bomba gay" usava
un afrodisiaco chimico per provocare comportamenti omosessuali tra le truppe,
portando al morale dei nemici quella che i militari definiscono una "minaccia
spiacevole ma assolutamente non letale". La sostanza "pungimi-attaccami" avrebbe
invece attirato sulle forze nemiche sciami di vespe furenti o ratti feroci. I
ricercatori avevano pensato anche a sostanze che rendessero la pelle molto
sensibile ai raggi del sole, causando scottature. Per scoprire infiltrati tra la
popolazione civile, gli esperti avanzavano l'idea di una sostanza che causasse
"grave e perdurante alitosi" in modo che i nemici fossero riconoscibili a
distanza in mezzo ai civili.
La bomba della flatulenza sembra il progetto
che più ha allettato i ricercatori, visto che l'idea non riguarda solo i piani
del '94, ma fu presa in considerazione già dal 1945, secondo quanto rivelano i
documenti del governo. Il progetto è stato però abbandonato quando i ricercatori
si sono resi conto che un'arma del genere sarebbe stata del tutto inutile in
Paesi nei quali "la gente non è infastidita da odori fecali, poiché li sente in
giro in continuazione".
Il capitano McSweeney, direttore al Pentagono
della sezione che si occupa delle armi non letali, ha spiegato che il
dipartimento della difesa riceve "centinaia" di progetti di questo tipo, ma che
"nessuno di quelli descritti nella relazione del 1994 è stato sviluppato". Il
capitano non sembra stupito della bizzarria di certe idee. Piuttosto, sottolinea
"E' importante che solo le proposte che giudichiamo appropriate in base agli
effetti umani e alle regole dei trattati internazionali, vengono considerate
degne di sviluppo". Insomma , l'importante è che non siano armi illegali, poi,
se sono strampalate, non importa.
(15 gennaio 2005)
http://www.technologyreview.it/index.php?p=article&a=260