ACOFOINMENEF
TRADUZIONE di una Vittima caso censito n.13
traduzione ---> versione del 16-7-2009 traduzione----> versione del 12-7-2009
CONTROLLO MENTALE INGLESE IN IRAN – UN ARTICOLO DI WILLIAM WHITE
FONTE: http://www.opednews.com/articles/British-Mind-Control-in-Ir-by-William-White-090702-729.html
Un riscontro satirico delle rivendicazioni del governo Iraniano circa l'ingerenza del governo Britannico nei propri affari interni
LONDRA, 23 giugno 2009 . Questo giornalista è appena tornato da un'intervista informale con fonti all'interno dell' iper-segreto MI7 britannico, il servizio di controspionaggio, già parte del GCHQ, ma ora operante sotto suo proprio portafoglio. Infatti, a differenza del MI5, MI6 e GCHQ, il MI7 non mantiene né un sito internet, né interagisce altrimenti con il pubblico o la stampa. L'intervista, la prima che sia stata rilasciata, si è svolta alle seguenti condizioni: 1) Il luogo dell'intervista non doveva essere identificato o descritto all'infuori che fosse all'interno del Regno Unito; 2) restituzione al MI7 di determinati oggetti; 3) nessun funzionario del MI7 doveva essere nominato o altrimenti identificato per nome o posizione.
Circa quei documenti ricevuti da questo giornalista correlati ad un programma segreto, il MI7, quando è stato da me contattato, ha accettato che organizzassi un' intervista col MI7 sul programma, in cambio della restituzione dei documenti senza che essi fossero rivelati ad altri.
Dopo prolungate trattative e poi tanti spostamenti, l'intervista ha avuto luogo. Sfortunatamente, essa ha prodotto soltanto vaghe ripetizioni di ciò che io già sapevo, con il rifiuto di rispondere ad ogni altra domanda aggiuntiva, e infine con le minacce, il tutto nel contesto di una manifesta riluttanza a discutere di qualunque azione passata o in atto del servizio. Dal momento che non ha avuto luogo una reale intervista, anche fuori dal protocollo, sono giunto alla conclusione che l'unico modo in cui questa storia potrebbe essere raccontata, come sicuramente dovrebbe essere, sia quello di non rispettare gli accordi per l'intervista, dal momento che l'intervista promessa non c'è mai stata.
Il mio avvocato, pur essendo d'accordo sul fatto che potrebbe essere portata avanti una denuncia perché la mia sottoscrizione all'accordo segreto è stata infranta da un'intesa non rispettata, alla quale non ho potuto essere legato, ha infine detto “ devo dirti, in tutta franchezza, non essendoci la dichiarazione, che essa era verosimilmente priva di condizioni, un punto su cui non ci si può aspettare che la Corona ceda.”
L'INTERVISTA
All'arrivo al luogo dell'intervista, sono stato salutato ed accompagnato alla vicina sala conferenze, dove sono rimasto fino alla mia partenza circa 6 ore più tardi. Dopo la firma di un registro degli ospiti e di un ulteriore accordo di non divulgazione, di consegnare il mio registratore e notebook, e stabiliti alcuni brevi aspetti relativi ai documenti da me letti che avrei dovuto restituire loro, mi è stata data una serie di tre note informative. Ciascuna della durata di circa tre quarti d'ora su argomenti correlati ai documenti, durante i quali non sono state ammesse domande, con l'assicurazione che le mie domande sarebbero state indirizzate nella “ dovuta direzione “.
Pressoché nulla più di ciò che avevo già appreso dai documenti, che, mi dispiace dover dire, ho restituito senza conservarne delle copie, soggiogato dalle direttive ricevute. Invece, i colloqui sono consistiti principalmente in assicurazioni che “ il più grave danno alla nazione “ si sarebbe verificato qualora una qualunque delle informazioni da me posseduta fosse stata divulgata. Dopo un piacevole pranzo compreso con un signore più anziano, il quale è rimasto con me durante tutta la mia permanenza ed il cui unico argomento di interesse ero io, ho trascorso tre ore alquanto a disagio a rassicurare i miei ospiti che capivo l'importanza di rispettare la fiducia della Corona e che temevo del tutto le conseguenze che avrebbe potuto avere la fuga della più piccola briciola d'informazione, contrariamente alle mie garanzie scritte.
Ero giunto quella mattina come il reporter determinato, pronto a fare pressione per la storia di una vita. Preso da una crescente sicurezza nel voler ribadire l'autenticità dei documenti e obbligarli ad un accordo per un'intervista nelle ultime settimane, i miei unici pensieri erano su come meglio completare le informazioni che io già possedevo durante l'intervista promessa. Avevo immaginato che avrei potuto avere un incontro con il direttore, forse dopo alcuni frugali preliminari con il personale, proponendo la mia offerta: avrei tenuto la storia finché essa non avrebbe potuto essere raccontata in seguito, in cambio di una copertura di ciò che avevo scoperto. Questa non è una storia, ma un libro, forse una opportunità per cambiare carriera / vita e sfuggire al ciclo routinario della mia "gabbia lillipuziana", alla ricerca di una storia, poi di ritorno alla mia piccola gabbia e così via, settimana dopo settimana; eppure sono modestamente agiato e subisco l'invidia dei colleghi sottoposti alle scadenze giornaliere.
Alla fine della mia visita, devo confessarlo, ho provato un enorme sollievo ad essere autorizzato ad andarmene. Ad “ intervista “ avanzata, ho capito che rivolgermi al MI7 era stato un grave errore, determinato dalla mia propensione a credere che ogni iniziativa presa per assicurare l'intervista fosse stato un passo avanti. Invece, ad ogni passo compiuto ho ridotto le mie possibilità, che non sono mai state più grandi di quelle che avevo prima che contattassi il MI7. Ora mi rendo conto che avrei dovuto scrivere tutto ciò che avrei potuto basandomi sui documenti e ricerche riservate aggiuntive, solamente allora avvicinarli o no, ma con l'abbozzo dell' articolo scritto e pronto. Ora sto scrivendo con probabile sicurezza, ma non so fino a quando.
Io penso che l'unica ragione per cui ho lasciato la Whiteall quel giorno sia stato perché ho capito, durante quel pranzo sempre così amichevole, che loro volevano sapere ciò che io avevo già scritto e dov'era ciò. Io quasi li avevo assicurati che non avevo scritto nulla. Ma, un momento prima che lo facessi, una massa critica di accumulo di follia ha poi fatto suonare un campanello d'allarme precognitivo, ed io mi sono ritrovato ad assicurarli invece che ero ad un secondo abbozzo, ma che sentivo la necessità di maggiori informazioni, per cui speravo che loro mi avessero aiutato in questo.
Dopo un' ulteriore mezz'ora di loro incalzare e mia resistenza, che era entrato pericolosamente vicino ad un interrogatorio, ho recuperato il mio contegno di giornalista abbastanza per rifiutare di discutere di un lavoro in corso o di coloro che mi assistono, che altri potessero essere coinvolti. Improvvisamente, le mie promesse di mantenere i segreti della corona, che mi avevano garantito quell'indegna intervista, sembrarono aver peso. Solo dopo aver promesso che non avrei pubblicato nulla sino a quando loro non avessero avuto la possibilità di esaminarlo, sempre che contribuissero al mio lavoro, cosa che fino ad ora mi pareva non avessero fatto, il pericolo sembrò passare.
Quindi si presentò il Briefer Finale, anonimo come gli altri, ma chiaramente con una maggiore autorità, dal momento che il mio “ amico “ di pranzo si alzò come egli entrò nella stanza, cosa che non aveva fatto per gli altri. Il Briefer Finale andò direttamente al tavolo e disse “ Ciò che sto per dirvi è un segreto di stato e se lo rivelerete io personalmente ve la farò pagare per almeno 20 anni, se mai arriverete ad un processo. E' chiaro? “
Mi sono ritrovato ad alzarmi dalla mia sedia e a dire,” Voglio ringraziarvi per il vostro tempo, ma sto ponendo termine a questa intervista fino a quando non potrò consultare il mio direttore circa la vostra proposta.” Prontamente, il Final Briefer disse “ Molto bene, ma sa di avere già giurato di mantenere il segreto sugli argomenti in questione, per il quale sarà tenuto a rendere conto.” Nel giro di pochi minuti, tenendo il mio registratore inutilizzato ed il notebook, ero per strada, cercando di controllare sia i miei tremori, sia un crescente senso di paura. Dal momento in cui ho potuto solo pensare di poter rientrare a casa, non ho fatto alcun tentativo per eludere la sorveglianza, che io non ho individuato, ma che è stata assunta.
Quando sono rientrato a casa, una parte considerevole del contenuto del mio scarsamente arredato appartamento era scomparsa, compresa la mia scrivania, la libreria, e il computer, sostituiti da una busta che dichiarava che gli elementi rimossi mi sarebbero stati restituiti in breve tempo, e che ero sotto l'obbligo giuridico di rimanere in silenzio su ciò. Infine, che avrei potuto contattare il numero telefonico incluso se avessi avuto delle domande da fare. Così io ora sono in un altro luogo a scrivere ciò.
IL DOCUMENTO
Come ricordo, il documento non era scritto come potrebbe essere un rapporto formale, ma piuttosto come parte di quella che sembrava essere una più lunga comunicazione personale il cui scopo non era chiaro. La sua introduzione spiegava in parte qualcosa come “ Il programma “IMPs” è la testa di punta dell'intera gamma di tecnologie che non è necessario che siano discusse qui, tranne che osservare che queste applicazioni potrebbero non essere regolari in Gran Bretagna, se non autorizzate dai PM. State pur certi che ce ne sono dannatamente pochi di quelli che lo farebbero, data la comprensibile prudenza dell' attuale governo.”
Perché tale cautela? Perché il programma IMPs comporta procedure mediche involontarie e segrete eseguite su cittadini stranieri ospiti. Nello specifico, impianti di dispositivi di Nanotecnologia, abbreviato a “Nanos”, in soggetti senza che essi lo sappiano, con lo scopo di influenzarne il “comportamento futuro”. Gli IMPs, che sta per Processori Medicinali Impiantati, funzionano generando impulsi all'interno del corpo, con ciò fanno sì che gli organi rilascino molecole proprie che agiscono sull'ospite.
Apparentemente, gli scopi di questi impianti variano, ma ognuno di essi agisce sulla chimica del corpo che, a sua volta, produce cambiamenti nell'umore o nel comportamento. Quelli di ultima generazione, conosciuti come “v5”, sono introdotti gradualmente - in più fasi e possono funzionare in risposta a segnali radio, producendo una sequenza di reazioni nell'organismo umano ospitante l'impianto, confusione pure attribuita agli “IMPies”. Sembra che i Nanos non influenzino specifici comportamenti, quanto piuttosto inducano a una sensazione o impulso generale . La scelta di tipi di IMPs per un individuo dipende dalle sue particolari condizioni, compreso l'impiego ed il paese di residenza. Gli impianti attuali si focalizzano nel provocare sensazioni di insoddisfazione e temerarietà in soggetti la cui defezione potrebbe essere interessante. Questi “IMPies”, dopo essere stati soggetti ad “ attivazione”, sono successivamente avvicinati in un tentativo di reclutarli o perlomeno di stabilire un contatto continuo.
Il punto centrale del documento riguardava i recenti sviluppi nell'ambito del programma, in particolare due casi in Iran, dove questi stessi soggetti entrambi si erano rivolti al servizio di intelligence di un paese terzo, per conto proprio, e un altro caso il quale aveva giocato un ruolo marginale ma significativo nelle imminenti elezioni , per un cambiamento di opinione nel sostenere l'attuale governo.
[Ndr: La storia di cui sopra, chiaramente una parte, ci è stata inviata ieri. E' stata spedita con le indicazioni di attendere materiale supplementare senza cercare di contattare l'autore, e di pubblicare tutto il materiale entro la fine del mese, avremmo dovuto interrompere ulteriori comunicazioni. Colleghi hanno appena riferito che l'autore è stato evidentemente arrestato per quella che si è detto essere la sua intervista ultima/di uscita di scena e che è stato scortato fin dagli uffici del suo direttore. Quella sera la sua auto è rimasta parcheggiata fino a tardi, ma il mattino dopo non c'era più. Dal momento che ci è stato suggerito di non cercare di contattarlo e che non abbiamo sue notizie, stiamo inviando questo articolo ora piuttosto che attendere secondo le istruzioni, dato che uno di noi ha appena notato che non vi è nessun traffico pedonale o di veicoli nella strada sotto, come normalmente dovrebbe essere in un Sabato mattina movimentato.....]
PAGINA ORIGINALE:
July 7, 2009 at 15:20:42 - British Mind Control in Iran - by William White
http://www.opednews.com/articles/British-Mind-Control-in-Ir-by-William-White-090702-729.html
A satirical confirmation of the Iranian government's claims about British government interference with its internal affairs:
LONDON, June 23, 2009 (IIN) This reporter has just come from an off the record interview with sources within Britain's hyper-secret MI7, the counter-counter intelligence service, once part of GCHQ, but now operating under its own portfolio. In fact, unlike MI5, MI6 and GCHQ, MI7 neither maintains an internet web site nor otherwise interacts with the public or press. The interview, the first known to be granted, occurred under the following conditions: 1) the location of the interview site not be identified or described beyond it being within the UK; 2) upon return to MI7 of certain items; and, 3) no MI7 official be quoted or otherwise identified by name or position.
Those documents, received by this reporter, related to a secret program, which, upon my contacting MI7, allowed my arranging for an interview with MI7 about the program, in exchange for returning the documents without revealing them to others.
After prolonged negotiation and finally much moving about, the "interview" took place. Unfortunately, it produced only vague repetitions of what I already knew, refusal to answer any additional questions, and finally threats, all within the context of a manifest reluctance to discuss any ongoing or past actions of the service. Since no real interview took place, even off the record, I realized that the only way this story could be told, as it surely should be, is by not honoring the interview terms because, in fact, the promised interview never really took place.
My solicitor, while agreeing a case might be made that my signing the secrecy agreement was part of a breached contract to which I could not be bound, she finally said "I must tell you, as a practical matter, not seeing the statement, it was likely unconditional, a point from which the Crown can not be expected to yield."
THE INTERVIEW
Upon arrival at the interview site, I was greeted and escorted to a nearby conference room, where I remained until my departure about 6 hours later. After signing a guest log and an additional non-disclosure agreement, surrendering my recorder and notebook, and some brief questions establishing I had read the documents returned to them, I was given a series of three briefings. Each lasting about three quarters of an hour on topics related to the documents, during which no questions were allowed, with assurances my questions would be address in "due course."
Almost nothing beyond what I had learned from the documents, which I regret to say I did turn over without retaining copies, immerged from the briefings. Instead, the sessions consisted mainly of assurances that the "gravest harm to the nation" would occur should any of the information I possessed be released. After a pleasant in-situate lunch with an older gentleman who remained with me during me entire stay and whose only topic of interest was me, I spent a rather uncomfortable three hours assuring my hosts I understood the importance of respecting the Crown's trust and fully feared the consequences should the slightest bit of information escape contrary to my written assurances.
I had arrived that morning the determined reporter, ready to press for the story of a lifetime. In wave of rising confidence at confirming the documents were genuine and my forcing an agreement to an interview in last few weeks, my only thoughts were about how best to supplement the information I already had during the promised interview. I imagined I might even meet with the director, perhaps after some preliminary sparing with staff, positing my offer: I would hold the story until it could be told later, in return for an under-the-covers look at what I had discovered. This wasn't a story, but a book, perhaps a career/life altering chance to escape the cycle of being at my cubical, out for a story, and back at my cubical, week after week, yet marginally better of and the envy of colleagues who labored under daily deadlines.
By the end of my visit, I must confess, I left feeling enormous relief at being allowed to leave. As the "interview" progressed, I realized approaching MI7 was a serious error, compounded by my willingness to believe each step in securing the interview was progress made. Instead, with every step taken reduced my options, which were never greater than before I contracted MI7. Now I realize I should have written everything I could based on the documents and additional discreet research, only then approach them or not, but with the draft story written and ready. Now I am writing under a likely tight but unknown deadline.
I think the only reason I left Whitehall that day was because I realized, during that ever so friendly lunch, that they wanted to know what I had already written and where it was. I almost assured them, that I hadn't written a thing. But, a moment before I did, a critical mass of accumulated folly finally emitted a precognitive alarm, and I found myself assuring them instead that I was into a second draft, but felt it needed more background, which I hoped they could help me with.
An additional half-hour of them pressing and me resisting, which came perilously close to an interrogation, I recovered my journalist demeanor enough to refuse to discuss a work in progress or those assisting me, should others become involved. Suddenly, my assurances about keeping the crown's secrets, which got me that worthless interview, seemed of equal value. Only after promising them nothing would be published until they had a chance review it, provided they contributed to my work, which up to now I felt they had not, the danger seemed to pass.
And then the Final Briefer was introduced, as nameless as the others, but clearly with greater authority, since my luncheon "friend" rose as he entered the room, as he had not for the others. Final Briefer went directly to the board and said "What I am about to tell you is a state secret, and if you reveal it I will personally see you serve at least 20 years, if you ever come to trial. Is that clear?"
I found myself rising from my chair and saying, "I want thank you for your time, but I am terminating this interview until I can consult with my employer about your offer." Without pause, Final Briefer said "Very well, but know you have already sworn to keep the matters at issue secret, for which you will be held to account." Within minutes, holding my unused recorder and notebook, I was on the street trying to control both my tremors and a rising sense of dread. Since I could only think to return home, I made no attempt to evade surveillance, which I did not detect but assumed.
When I got home, a substantial portion of the contents of my sparsely furnished flat were gone, including my desk, file cabinet and computer, replaced by an envelope stating the items removed and that they would be return to me "shortly", and I was under legal obligation to remain silent about this. Finally, I could contract the enclosed telephone number should I have an questions. So I am now at another location writing this.
THE DOCUMENT
As I recall the document, it was not written as a formal report might be, but rather part of what seemed a longer, personal communication whose purpose was unclear. Its introduction read in part something like, "The "IMPs" program is the leading edge of whole range of technologies which need not be discussed here, except to note that these applications may not occur in Britain proper, except if authorized by the PM. Rest assured there are damn few of those, given the current government's understandable caution."
Why such caution? Because IMPs involves involuntary and secret medical procedures performed on visiting foreign nationals. Specifically, implantations of Nanotechnology devices, shortened to "Nanos" into subjects without their knowledge, for the purpose of influencing "future behavior." The IMPs, which stands for Implanted Medicinal Processors, operate by generating impulses within the body, thereby releasing the bodies own chemicals that affect the host.
Apparently, the purposes of these implants vary, but each affects body chemistry that in turn produces changes in mood or behavior. The latest generation, known as "v5", are multi-phased and can operate in response to radio signals, causing a sequence of reactions in the human implant host, confusingly also referred to as "IMPies". It seems Nanos do not control specific behaviors, but rather induce a general sensation or impulse. The selection of types of IMPs for an individual depends on their particular circumstances, including position and country of residence. The current implantings focus on causing sensations of dissatisfaction and recklessness in subjects whose defection would be of interest. These "IMPies", after being subject to "activation", are subsequently approached in an attempt to recruit them or at least establish continuing contact.
The document's focus was on recent developments within the program, specifically two cases in Iran, where the subjects themselves either approached a third country's intelligence service on their own and another who played a peripheral but significant role in the upcoming election because of a change of mind about supporting the current government.
Editor's note: The above story, clearly a segment, was sent to us yesterday. It was sent with instructions to await additional material without attempting to contact author, and release the material all by month's end, should we further communication be broken off. Colleagues just reported the author was apparently arrested during what was rumored to be his termination/exit interview and escorted from his employer's offices. That evening his car remained in the parking lot until late, but was gone the next morning. Since we were instructed not to attempt to contact him and we have not heard from him, we are sending this out now rather than waiting as instructed, because one of us just noticed no pedestrian or vehicle traffic on the street below, on what normally would be a busy Saturday morning.....]
LONDRA, 23 giugno 2009 .Questo giornalista ha appena terminato un'intervista registrata con fonti all'interno dell'iper-segreto MI7 della Gran Bretagna, il servizio dell'intelligence numerato, una volta parte del GCHQ, ma ora operante sotto suo proprio portafoglio.Infatti, a differenza del MI5, MI6 e GCHQ, il MI7 non mantiene né un sito internet, né interagisce altrimenti con il pubblico o la stampa. L'intervista, la prima che sia stata rilasciata, si è svolta alle seguenti condizioni: 1) Il luogo dell'intervista non doveva essere identificato o descritto all'infuori che fosse all'interno del Regno Unito; 2) restituzione al MI7 di determinati oggetti; 3) nessun funzionario del MI7 doveva essere nominato o altrimenti identificato per nome o posizione.
Circa quei documenti, ricevuti da questo giornalista, correlati ad un programma segreto, il MI7, quando è stato da me contattato, ha consentito la mia organizzazione di un intervista col MI7 sul programma, in cambio della restituzione dei documenti senza che fossero rivelati ad altri.
Dopo prolungate trattative e movimenti, finalmente l'intervista ha avuto luogo. Sfortunatamente, essa ha prodotto soltanto vaghe ripetizioni di ciò che io già sapevo, col rifiuto di rispondere ad ogni altra domanda aggiuntiva, e infine le minacce, il tutto nel contesto di una manifesta riluttanza a discutere di qualunque azione passata o in atto del servizio. Dal momento che non ha avuto luogo una reale intervista, anche fuori dalla registrazione, sono giunto alla conclusione che l'unico modo in cui questa storia potrebbe essere raccontata, come sicuramente dovrebbe essere, è non rispettando gli accordi per l'intervista, ed infatti l'intervista promessa non è mai avvenuta.
Il mio avvocato, pur concordando sul fatto che potrebbe essere portata avanti una denuncia perchè la mia firma all'accordo segreto è stata parte di un accordo violato, al quale non ho potuto essere vincolato, ha infine detto “ devo dirti, per una questione pratica, non vedendo la dichiarazione, che essa era probabilmente incondizionata, un punto sul quale dalla Corona non ci si può attendere una resa.”
L'INTERVISTA
All'arrivo al luogo dell'intervista, sono stato salutato ed accompagnato alla vicina sala conferenze, dove sono rimasto fino alla mia partenza circa 6 ore più tardi. Dopo la firma di un registro degli ospiti e di un ulteriore accordo di non divulgazione, di consegnare il mio registratore e notebook, e stabiliti alcuni brevi aspetti relativi ai documenti da me letti che avrei dovuto restituire loro, mi è stata data una serie di tre note informative. Ciascuna della durata di circa tre quarti d'ora su argomenti correlati ai documenti, durante i quali non sono state ammesse domande, con l'assicurazione che le mie domande sarebbero state indirizzate nella “ dovuta direzione “.
Quasi nulla oltre ciò che avevo appreso dai documenti, che, mi dispiace dover dire, ho rigirato senza trattenere copie, immerso nelle istruzioni. Invece, i colloqui consistevano principalmente in garanzie che “ il più grave danno alla nazione “ si sarebbe verificato qualora qualunque delle informazioni da me posseduta fosse stata divulgata. Dopo un piacevole pranzo incluso con un vecchio signore il quale è rimasto con me durante tutta la mia permanenza e il cui unico argomento di interesse era rivolto a me, ho trascorso tre ore alquanto a disagio assicurando i miei ospiti che capivo l'importanza di rispettare la fiducia della Corona e che temevo del tutto le conseguenze che la fuga della più piccola briciola d'informazione avrebbe potuto avere, contrariamente alle mie garanzie scritte.
Ero giunto quella mattina come il reporter determinato, pronto ad incalzare per la storia di una vita. In preda a una crescente fiducia a confermare che i documenti erano autentici ed a costringere ad un accordo per un'intervista nelle ultime settimane, i miei unici pensieri erano su come meglio completare le informazioni che io già possedevo durante l'intervista promessa. Avevo immaginato che avrei potuto avere un incontro con il direttore, forse dopo alcuni frugali preliminari con il personale, proponendo la mia offerta: avrei tenuto la storia finchè essa non si sarebbe potuta raccomtare in seguito, in cambio di una copertura di ciò che avevo scoperto.Questa non è una storia, ma un libro, forse una chance per cambiare carriera e sfuggire alla routine di stare alla mia scrivania, fuori per una storia, e tornare alla mia scrivania, settimana dopo settimana, ancora secondariamente il modo migliore per porre fine all'invidia di colleghi che lavorano sotto scadenze giornaliere.
Alla fine della mia visita, devo confessarlo, ho provato un enorme sollievo ad essere autorizzato ad andarmene. Ad “ intervista “ avanzata, ho capito che avvicinare il MI7 era stato un grave errore, creato dalla mia propensione a credere che ogni iniziativa per assicurare l'intervista fosse un passo avanti. Invece, ad ogni passo compiuto ho ridotto le mie possibilità, che non sono mai state più grandi di prima che contattassi il MI7. Ora mi rendo conto che avrei dovuto scrivere ogni cosa avessi potuto basata sui documenti e ricerche riservate aggiuntive, solamente allora avvicinarlii o no, ma con l'abbozzo di articolo scritto e pronto. Ora sto scrivendo con probabile sicurezza, ma non so fino a quando.
Io penso che l'unica ragione per cui ho lasciato la Whiteall quel giorno è stato perchè ho capito, durante quel sempre così amichevole pranzo, che loro volevano sapere ciò che io avevo già scritto e dov'era ciò. Io li avevo quasi assicurati che non avevo scritto nulla. Ma, un momento prima che lo facessi, una massa critica sulla follia accumulata ha infine sprigionato un timore precognitivo, ed io mi sono ritrovato ad assicurarli invece che ero ad un secondo abbozzo, ma che sentivo la necessità di maggiori conoscenze, per cui speravo che loro mi avrebbero aiutato in questo.
Un' ulteriore mezz'ora del loro incalzare ed opporsi a me, che era entrato pericolosamente vicino ad un interrogatorio, ho recuperato il mio contegno di giornalista abbastanza per rifiutare di discutere di un lavoro in corso o di quelli che mi assistono, che altri potessero essere coinvolti. Improvvisamente, le mie promesse di mantenere i segreti della corona, che mi avevano garantito quell'indegna intervista, sembrarono aver peso.Solo dopo aver promesso che non avrei pubblicato nulla sino a quando loro non avessero avuto la possibilitò di esaminarlo, sempre che contribuissero al mio lavoro, che fino ad ora sentivo non avevano fatto, il pericolo sembrò passare.
Quindi giunse il Briefer Finale, anonimo come gli altri, ma chiaramente con una maggiore autorità, dal momento che il mio “ amico “ di pranzo divenne una rosa come egli entrò nella stanza, come non aveva fatto per gli altri. Il Briefer Finale andò direttamente al tavolo e disse “ Ciò che stò per dirvi è un segreto di stato e se lo rivelerete io personalmente vi vedrò pagare per almeno 20 anni, se mai arriverete ad un processo. E' chiaro? “
Mi sono ritrovato ad alzarmi dalla mia sedia e a dire,” Voglio ringraziarvi per il vostro tempo, ma sto terminando questa intervista fino a che non potrà consultare il mio principale circa la vostra proposta.” Senza imbarazzo, Final Brifer disse “ Molto bene, ma sa di avere già giurato di mantenere il segreto sugli argomenti in questione, per il quale sarà tenuto a rendere conto.” In pochi minuti, tenendo il mio registratore inutilizzato ed il notebook, ero per strada, cercando di controllare sia i miei tremori, sia un crescente senso di paura. Dal momento in cui ho potuto solo pensare di ritornare a casa, non ho fatto alcun tentativo per eludere la sorveglianza che io non ho individuato, ma che è stata assunta.
Quando sono rientrato a casa, una parte considerevole del mio scarsamente arredato appartamento era scomparsa, compresa la mia scrivania, la libreria, e il computer, sostituiti da una busta che dichiarava che gli elementi rimossi mi sarebbero stati restituiti in breve tempo, e che ero sotto l'obbligo giuridico di rimanere in silenzio su ciò e che avrei potuto avere dei problemi con il numero di telefono. Così io ora sono in un altro luogo a scrivere questo.
IL DOCUMENTO
Come ricordo, il documento non era scritto come potrebbe essere un rapporto formale, ma piuttosto come parte di quella che sembrava essere una più lunga comunicazione personale il cui scopo non era chiaro. La sua introduzione spiegava in parte qualcosa di simile “ Il programma “IMPs” è la testa di punta dell'intera gamma di tecnologie che non hanno bisogno di essere discusse qui, tranne che osservare che queste applicazioni potrebbero non essere regolari in Gran Bretagna, tranne che se autorizzate dal PM. Siate certi che ce ne sono dannatamente pochi di quelli, data la comprensibile prudenza del governo attuale.”
Perchè tale cautela? Perchè IMPs comporta procedure mediche involontarie e segrete eseguite su cittadini stranieri ospiti. Nello specifico, impianti di dispositivi di Nanotecnologia, abbreviato a “Nanos”, in soggetti senza la loro conoscenza, con lo scopo di influenzare il “comportamento futuro”. Gli IMPs, che sta per Processori Medicinali Impiantati, agiscono generando impulsi all'interno del corpo, con ciò liberano negli organi proprie sostanze chimiche che agiscono sull'ospite.
Apparentemente, gli scopi di questi impianti variano, ma ognuno agisce sulla chimica del corpo che, a sua volta, produce cambiamenti nell'umore o nel comportamento. L'ultima generazione, conosciuta come “v5”, sono in più fasi ( introdotti gradualmente) e possono funzionare in risposta a segnali radio, producendo una sequenza di reazioni nell'organismo umano ospitante l'impianto, confusione anche attribuita ad “IMPies”. Sembra che i Nanos non controllino specifici comportamenti, ma piuttosto provochino una sensazione o impulso generale . La scelta dei tipi di IMPs per un individuo dipende dalle sue particolari condizioni, compreso l'impiego ed il paese di residenza. Gli impianti attuali si focalizzano nel provocare sensazioni di insoddisfazione e di incoscienza in soggetti la cui defezione potrebbe essere interessante. Questi “IMPies”, dopo essere stati soggetti ad attivazione, vengono successivamente avvicinati nel tentativo di recrutarli o perlomeno stabilire un contatto continuo.
Il punto centrale del documento riguardava i recenti sviluppi nell'ambito del programma, in particolare due casi in Iran, dove gli stessi soggetti, uno ha avvicinato, per proprio conto, il servizio di intelligence di un paese terzo, e un altro ha giocato un marginale ma significativo ruolo nelle elezioni imminenti, a causa di un cambiamento di pensiero nel sostenere l'attuale governo.
[Ndr: La storia di cui sopra, chiaramente una parte, ci è stata inviata ieri. E' stata spedita con le indicazioni di attendere materiale supplementare senza cercare di contattare l'autore, e di pubblicare tutto il materiale entro la fine del mese, dobbiamo interrompere ulteriori comunicazioni. I colleghi hanno appena riferito che l'autore è stato apparentemente arrestato per quella che è stato mormorato essere la sua intervista ultima/di uscita e scortato dagli uffici del suo principale. Quella sera la sua auto è rimasta parcheggiata fino a tardi, ma il mattino dopo non c'era più. Dal momento che ci è stato indicato di non cercare di contattarlo e non l'abbiamo sentito da lui, stiamo inviando questo ora piuttosto che attendere secondo le istruzioni, perchè uno di noi ha appena notato che non vi è nessun traffico pedonale o di veicoli nella strada sotto, come normalmente dovrebbe essere in un Sabato mattina movimentato.....]