Con riferimento al volantino della CGIL del
13/10/2005, in merito al nuovo badge aziendale (RFID con microcip), rilevazione
presenza a distanza, teniamo a precisare che già nell’ottobre 2004, con
volantini e richieste d'incontri, la rappresentanza sindacale Slai Cobas aveva
denunciato le violazioni in merito alla privacy e alla possibilità d'uso che si
scontrano con le leggi, la dignità del lavoratore, e lo Statuto dei Lavoratori.
La RSU Slai Cobas, nei vari incontri aziendali, chiedeva chiarimenti in merito
alla tipologia di tale sistema con grande distacco da parte della UIL e CISL.
La componente Cgil aveva dichiarato di presentare ricorso presso il giudice del
lavoro. La nostra posizione rimane e rimaneva quella del percorso sindacale per
richiedere come prima cosa le informazioni nel dettaglio e la visione del
materiale da parte di un perito della RSU di Videotime. Chiedevamo un accordo
che prevedeva la massima tutela del lavoratore. I dati dovevano essere trattati
solo dal responsabile della sicurezza e l'accesso vietato. La possibilità di
conoscenza da parte dell'ufficio del personale dei dati archiviati
dell'utilizzo del badge RFID per l'uso di transito all'interno dell'azienda di
un lavoratore doveva avvenire solo nel caso di fatti gravi e con avvenuta
comunicazione al lavoratore.
Le domande rimangono:
Come e da chi venivano gestiti questi dati e in che modo, non ci interessava
semplicemente conoscere il nome del software di gestione e l'applicazione del
sistema.
I dati rilevati di ogni singolo lavoratore, sono visibili a tutti, o vengono
isolati e ripresi solo in caso di necessità, con personale di sicurezza
autorizzato, e solo tramite richiesta giustificata da valido motivo? Chi può
utilizzare questi dati, e perché? Dove vanno a finire questi dati? Per quanto
tempo i dati di ogni singolo lavoratore, vengono tenuti prima di essere
cancellati? Viene creato un archivio che li contiene tutti a lunga permanenza
temporale?
Inoltre; le aree considerate “protette”, perché vengono isolate: solo i badge
abilitati possono entrare in queste zone; qual è il problema se ci passano
tutti i lavoratori dell’azienda, o si vuole circoscrivere la zona per
controllare meglio determinate persone? In azienda, ci sono aree con telecamere
esposte e anche non esposte, il membro della RSU Slai Cobas aveva chiesto di
conoscere queste aree, e capire quali effetti ne derivavano sul nuovo badge.
Queste erano le domande sulle quali la RSU Slai Cobas aveva puntato e sollevato
il problema. Ma il problema, non è stato affrontato neanche con il ricorso al
Pretore da parte della CGIL. La RSU Videotime rimane ferma su questa questione.
Noi ci rivolgeremo al Garante della Privacy e in sede Europea.
Novembre 2004
Il Grande Fratello in azienda?
In
questi giorni l’Ufficio del Personale ha comunicato la distribuzione di tutti i
dipendenti del nuovo badge aziendale. Bellissimo, innovativo, foto a colori con
collarino MEDIASET azzurro.
Peccato però che si siano dimenticati di spiegare (magari all’interno
dell’avviso apparso in intranet riguardante la distribuzione dello stesso) come
funziona il nuovo badge.
Con la comunicazione aziendale del 28 maggio 2003 si comunicava a tutti i
colleghi e colleghe che: "Al fine di migliorare la qualità del sistema di
controllo degli accessi del personale dipendente, Mediaset, ha deciso di
introdurre un nuovo badge, in sostituzione di quello attualmente in uso, che
mantiene inalterate le attuali funzionalità ma è già predisposto per il futuro
utilizzo con lettura a distanza (badge di prossimità)."
FORSE non tutti sanno che il nuovo badge ha nell'interno un microchip che
utilizza la tecnologia RFID che è un sistema di identificazione
automatica a radiofrequenza (RFID = Radio Frequency Identification)
costituito da un chip dotati di antenna, detti TAG o trasponder, e da un
dispositivo di lettura a radiofrequenza che riceve e decodifica le informazioni
in esso contenute. Il chip RFID viene investito da un campo magnetico
sufficientemente potente (anche tramite antenne) per alimentare il chip.
In sintesi i RFID sono
microscopici chip che inseriti all'interno del proprio budget trasmettono via
radio dati a speciali lettori posti nelle nuove apparecchiature per la
marcatura di un orario d'entrata o d'uscita dall'azienda o rilevano i passaggi
da entrate con rilevatori.
Questi chips non hanno batterie e vengono comunemente chiamati
"passivi" perché prendono l'energia per trasmettere le informazioni
dalle onde radio dal lettore. In commercio possono essere utilizzati per
catalogare, identificare, etichettare a distanza tutto: merci ed esseri
viventi. Le informazioni lette sono successivamente trasmesse attraverso la
rete ed elaborate.
Possono
diventare, grazie ad antenne, dei veri controllori delle persone.
Esiste la possibilità, in futuro, di utilizzare dei chip per controllare le
persone in semilibertà o agli arresti domiciliari. Un esempio è la notizia del
procuratore generale del Messico che un impianto di un chip nel proprio corpo,
che funziona da badge, come deterrente contro i rapimenti, nella speranza che
le forze dell'ordine possano ritrovarlo seguendo la traccia del chip.
Oppure l'iniziativa di una discoteca alla moda di Barcellona, il Baja Beach
Club, che ha promosso l'inserimento di un chips a radiofrequenza sottopelle
grande come un chicco di riso.
Ogni cliente, avvicinando la parte del corpo poteva addebitare il costo delle
consumazioni, aprire porte, accedere al guardaroba senza fare le code.
Le grandi catene di supermercati si preparano a sostituire su ogni prodotto i
tradizionali codici a barre con "etichette intelligenti" Rfid, simili
al microchips. Ogni scatola di pasta, di caffè, bottiglia, pacchetto avrà la
sua etichetta intelligente. Chi gestisce il supermercato potrà conoscere nel dettaglio
i movimenti di ciascun cliente all'interno del negozio, annotare in che
successione sceglie i suoi acquisti, se si muove veloce e deciso quello che
cerca. Monitorare nel minimo particolare gli spostamenti di una persona.
Quindi anche la possibilità con apparecchiature o antenne potenti di monitorar
il dipendente su un discreto territorio aziendale. Ma se vediamo le
potenzialità del chip leggiamo in alcune riviste che con una discreta
tecnologia si potrebbe "stimolare" il chip all'esterno dell'azienda
fino alle proprie case.
Una
delle preoccupazioni dichiarate dal Garante dei dati personali.
Il Garante della Privacy Stefano Rodotà ha condannato senza mezzi
termini l'uso di chip", ha detto in merito al RFID, "
l'integrità del corpo è violata, la dignità lesa. L'impianto dovrebbe essere
ritenuto illegittimo anche se la persona interessata abbia dato il suo
consenso".Il Garante ha sottolineato anche le conseguenze dell'uso di
questi dispositivi su cose inanimate, come i prodotti in vendita nei negozi.
"Se l'etichette intelligenti (RFID) non vengono disattivate nel
momento in cui il prodotto passa nelle mani dell'acquirente, diventa reale il
rischio di una sorveglianza generalizzata di persone e comportamenti". Due
fattori importanti: il controllo delle persone e la modifica dei comportamenti
individuali.
L'azienda ha dichiarato nell'ultima riunione con le rappresentanze sindacali (voluta
fortemente dalla RSU Slai Cobas) di procedere in questa tecnologia e che la
rilevazione del dipendente o altra persona era di 7 cm per aprire porte e 70 cm
per l'apertura di cancelli o sbarre per accedere in azienda con la propria
auto.
Se da prima l'intenzione era quella di utilizzare il nuovo badge per la
timbratura adesso servirà solo per accedere a reparti riservati e altro.
I dati potranno essere memorizzati.
La rappresentanza sindacale Slai Cobas ha dichiarato che ci sono delle
violazioni in merito alla privacy e alla possibilità di un uso che si scontra
con le leggi, la dignità del lavoratore, e lo Statuto dei Lavoratori.
La prospettiva di essere controllati in maniera totale all'interno e fuori
dell'azienda è seria.
Il nuovo badge aziendale apre alcune riflessioni.
La proposta aziendale di arrivare ad un accordo non è stata ritenuta valida per
tutelare gli interessi dei lavoratori.
Per la RSU Videotime è solo un problema "piccolo" perché non interessa i lavoratori di Mediaset, per noi nulla potrà essere barattato con il sacrosanto diritto alla privacy, alla libertà e all'autodeterminazione. Non ultimo, la violazione a nostro avviso dell'art.4 dello Statuto dei lavoratori in merito alle tecnologie di sorveglianza e controllo dei lavoratori.
Mi
auguro che quanto qui riportato possa essere servito per accrescere la nostra
conoscenza riguardo questo strumento innovativo che hanno voluto “regalarci”.
Nel frattempo, mentre aspettiamo eventuali delucidazioni in merito da parte
dell’azienda, possiamo sempre provare ad avvolgere il nostro portafoglio nella
pellicola metallica!
Giovanni nell'Apocalisse ipotizzava una società in cui le transazioni
commerciali avvenivano tramite codice numerico! Altro che Orwell... per chi
vuol riflettere, la Bibbia e' incredibilmente più avanti. Chi ha orecchi da
intendere....
Il sindacato Slai Cobas ha dato mandato all'ufficio legale di studiare e verificare la legittimità del nuovo badge aziendale
SLAI COBAS Videotime
novembre 2004