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Anno X n. 2284 di mercoledì 13 aprile 2005 (PI - News)
Italia:
no ai chip sottopelle
Un altolà arriva dal Garante per la privacy, secondo cui l'inserimento
dei chippetti nel corpo rappresenta una lesione della dignità della
persona. Pochissime le eccezioni
Un braccio che parla (pagina 1 di 2)
Roma -
Non c'è spazio in Italia per quelle sperimentazioni che vanno dilagando in
alcuni paesi, Stati Uniti in testa, che prevedono l'inserimento sottopelle
di un chip a radiofrequenza, perlopiù localizzato nel braccio.
Un'operazione che secondo il Garante per la privacy è in contrasto con i diritti, le
libertà fondamentali e la dignità della persona.
Per questa
ragione gli impianti sono esclusi in via di principio
nelle raccomandazioni formulate dall'Autorità per l'uso degli RFID. I chip
sottopelle, spiega il Garante, "possono essere ammessi solo in casi
eccezionali per comprovate e giustificate esigenze di tutela della salute
delle persone". Come noto in Messico chip sottopelle sono stati utilizzati
per identificare il personale dell'ufficio del procuratore
generale dello Stato mentre in Spagna sono stati impiantati da un locale
notturno nelle braccia dei discotecari più assidui.
Se
comunque al chippetto si deve ricorrere, "l'interessato - spiega il
Garante - deve poter ottenere la rimozione del microchip e l'interruzione
del relativo trattamento dei dati che lo riguardano". Non solo: le
modalità di impianto devono essere tali da garantire riservatezza anche
della notizia che nel corpo del soggetto è stato piazzato un
chip.
Il Garante ha anche voluto sottolineare come vi siano casi in
cui l'uso anche limitato di "microprocessori sottocutanei" ha dato luogo a
"potenziali rischi per la salute" nonché "per la sicurezza dei dati
personali trattati".
Anche in considerazione di questo, il Garante
ha stabilito che chi dovesse voler utilizzare nel nostro paese i chip
sottopelle dovrà prima sottoporre il proprio progetto alla
verifica dell'Autorità stessa. Va detto che la posizione
dell'Autorità ricorda molto da vicino la scelta
dei Garanti UE che, come si ricorderà, hanno dato un via libera
condizionato all'uso di questi strumenti.
Di seguito le ulteriori
raccomandazioni del Garante sull'uso degli RFID.
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