ROMA - L' uomo in "gabbia" non conosce neppure i
suoi volti virtuali, prigioniero di una rete di controlli, vittima di
schedature improprie, «viaggia verso un mondo sconosciuto, dai confini incerti».
«Bisogna fermare la deriva tecnologica». Stefano Rodotà, presidente dell'
ufficio del Garante della privacy, nell' illustrare la relazione 2004 a Palazzo
Madama, davanti al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, invita a
sottrarci alla «gogna elettronica» e traccia la rotta. «Bisogna introdurre -
dice - un sistema che certifichi la sicurezza di tutte le tecnologie dell'
informazione e della comunicazione». Il Garante denuncia furti di identità. No,
non soltanto l' immagine scippata dalla camera di un videofonino, ma profili
commerciali dedotti dall' uso di card elettroniche, dal bankomat alle carte di
fidelizzazione distribuite nei supermercati con premio fedeltà. L' uomo
intercettato viene spiato dal suo telepass in autostrada, dalla pay-tv con
giochi interattivi, dall' etichetta "intelligente" di un vestito che,
con la tecnologia delle radiofrequenze, consente la localizzazione di una
persona. Rilevazioni biometriche, chip sottopelle per "seguire"
pazienti affetti da particolari malattie e, come accade a Glasgow e a
Barcellona, per individuare i clienti in discoteca, o più semplicemente per
controllare anziani che vivono da soli. «Siamo alla vigilia di un cambiamento
della natura del corpo che, modificato tecnologicamente, diventerebbe per ciò
post-umano». All' uomo in "gabbia" «bisogna garantire una via d'
uscita». E nasce da qui la necessità di «riconsiderare alcune fondamentali
garanzie costituzionali». Iride e impronte digitali sul passaporto per motivi
di sicurezza, i lavori sono in corso alla Farnesina e al Viminale, il dibattito
è già aperto nell' ufficio del Garante. Banche dati del Dna, l' Authority
sarebbe favorevole alla "schedatura" genetica di un serial killer ma
non a quella di un indagato per corruzione. Rodotà mette in guardia dai rischi
legati all' e-commerce e alla massiccia conservazione dei dati del traffico
telefonico. Più di 600 miliardi di informazioni per le chiamate in uscita
giacciono negli archivi come i 300 milioni di sms scambiati ogni giorno.
«Preoccupa anche il numero eccessivo di intercettazioni telefoniche anche se
disposte da magistrati». Nell' ultimo anno il Garante è intervenuto su un'
ampia varietà di questioni: credito al consumo, nuovi elenchi telefonici,
riservatezza nelle strutture sanitarie, ricette anonime, videofonini, voti
scolastici, spamming, videosorveglianza. Il mandato della squadra di giuristi
guidata da Rodotà scadrà alla mezzanotte del 18 marzo, il presidente lascia
dopo otto anni, entro l' ultimo mese si annunciano provvedimenti sugli Mms, i messaggini
con foto, sulle carte di fidelizzazione, sulle etichette
"intelligenti" e sulla tv interattiva. Le nuove
"autorizzazioni" per la diffusione dei dati genetici aspettano
soltanto il nulla osta dell' Istituto superiore di sanità. Per l' Authority i dati
genetici di una persona devono rimanere riservati, possono essere usati
soltanto per la ricerca scientifica e per la cura di gravi malattie. In questi
giorni si sta lavorando alla scrittura di nuovi codici che riguardano internet,
i rapporti di lavoro, la videosorveglianza e il direct marketing. L' Authority
bacchetta i ministeri. «Non rispettano l' obbligo di consultare il Garante e un
terzo dei decreti attuativi toccano la privacy», dice Rodotà. «L' omessa
consultazione può invalidare l' atto. Compresa la Finaziaria 2005». Il
presidente sta andando via ma per chi arriverà chiede collaborazione e più
risorse. - ELSA VINCI