L'ESPERIMENTO PUBBLICATO SULLA RIVISTA SCIENTIFICA
«NEURON»
Il software che «legge» i pensieri
E' stato messo a punto da scienziati giapponesi. Funziona
basandosi sulla risonanza magnetica funzionale
TOKYO - Le immagini che vengono osservate, le parole che vengono
lette, possono essere ricreate grazie a un software che si fonda su ciò che
«vede» nel cervello la risonanza magnetica funzionale, uno degli strumenti che
vengono utilizzati per la diagnosi di problemi neurologici e, più in generale,
per studiare il funzionamento del cervello.
Per gli autori del software si tratta della prima tecnologia in grado di
«leggere» davvero la mente.
PRIMO TENTATIVO - Già all'inizio di quest'anno, come viene riportato dal New Scientist, Jack Gallant e suoi
colleghi
della University of California di Berkeley, avevano dimostrato che potevano
capire con precisione quale immagine all'interno di un gruppo veniva osservata
da una persona, basandosi soltanto su una «scansione» del suo cervello. Ciò era
reso possibile da un software che confrontava l'attività cerebrale durante
l'osservazione in questione con quella registrata durante l'osservazione di
immagini «test».
LETTURA «AL BUIO»-
Ora però un team di ricercatori
giapponesi guidati da Yukiyasu Kamitani, dell'ATR Computational Neuroscience
Laboratories di Kyoto, è andato un passo più in là. Il suo gruppo, basandosi
sull'attività cerebrale registrata dalla risonanza magnetica funzionale è
riuscito a «ricreare» una vera e propria fotografia in bianco e nero di ciò che
il cervello stava osservando senza bisogno di immagini test sulle quali
effettuare la comparazione. «Analizzando i segnali nervosi nel momento in cui
l'immagine veniva vista siamo riusciti a ricostruirla» ha detto Kamitani. Ciò
significa, secondo il ricercatore, che la capacità di leggere nella mente ,
almeno in teoria, è potenzialmente utilizzabile per «leggere» qualsiasi cosa
che qualcuno stia pensando senza una conoscenza precedente di ciò di cui si
potrebbe trattare. «E' stupefacente» ha commentato sul sito del New Scientist
John-Dylan Haynes del the Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain
Sciences di Lipsia. «Si tratta davvero di un passo avanti importantissimo». La
ricerca degli scienziati giapponesi è stata pubblicata sull'accreditata rivista
scientifica «Neuron».